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Annael Sidel

AnnaelSidel

Utente attivo
A caccia di misteri

"Hai bevuto troppo" disse una voce, Lasi la riconobbe e non girò lo sguardo.
La voce era quella del Guglielmo, l'oste della locanda che lui solitamente frequentava; sicuramente una delle migliori in città. Lasi era diventato un ottimo cliente e l'oste aveva imparato a conoscere i suoi gusti, i suoi piatti preferiti. Guglielmo era arrivato da un altro Regno, e si era accasato nella città di Lasi.
Si vedeva che aveva a cuore il suo mestiere, offriva un ottimo servizio, cortesie e galanterie e favori che venivano riservati solo per i "buoni clienti abituali"; finezza e astuta strategia di tenersi buoni i clienti, che con il passa parola gli mandavano altri clienti e Guglielmo sentiva e gioiva al suono delle monete, ma non era un venale, per lui veniva prima la cucina e far contenti gli ospiti. Lasi aveva iniziato a frequentare la locanda qualche mese dopo in cui il buon Guglielmo l’aveva presa in gestione, sostituendo la vecchia proprietà; aveva pagato non di poco l’acquisto dei muri, però il Guglielmo lo ritenne un buon investimento. Si era messo subito in luce, e non solo per la qualità del cibo e del servizio offerto, la locanda era frequentata anche per via delle sue 3 belle figliole: Zuppella, Melanzina e Mirtilla; le cameriere della locanda.

Lasi; single… e da buon Cavaliere in cerca dell’Amor Romantico Eterno, aveva posato gli occhi sulle ragazze; forse un po’ troppo giovani per lui che era un 30 enne. Che le figlie fossero in cerca di una “buona Sistemazione” era noto in città, e chi altri se non lui godeva di una buona posizione?

Lasi era il Signore del castello e della città, Cavaliere fedele al codice, difensore delle ingiustizie pronto a dar la vita per la libertà. Lasi si sentiva un “buon partito” ma aveva il terrore di farsi avanti, non si sentiva bello ed era un 30 enne già senza capelli per colpa di quell’elmo sempre in testa che non gli faceva prender aria alla cute. Leggermente su di peso con la pancetta da birra, senza 3 denti… senza gli alluci persi nella stessa battaglia… si cioè, meglio non continuare, diciamo che non era una rosa ma più simile ad un cardo, le sue doti però le avevano in pochi, il suo cuore lo rendeva bello dentro e fuori. Le figlie del Guglielmo avranno avuto dai 18 ai 22 anni, non era bravo ad indovinare le età, non si capiva chi era la più anziana e la più giovane delle 3 sorelle; da quanto aveva intuito lui Mirtilla doveva essere la più giovane.
Il Lasi aveva già una moglie, anzi un marito… era sposato al suo Codice Cavalleresco e le due cose non avrebbero funzionato insieme; ad una donna, ad una moglie gli si deve dar retta, starle accanto, lui raramente passava lunghi periodi a casa e rinunciare al Giuramento del suo Codice Cavalleresco non era un pensiero che gli entrava nella testa... rinnegare il marito era una scelta difficile per il Lasi; valli a capir stì Cavalieri...

Il buon e cortese oste; nonché buon padre severo ed apprensivo, si era accorto di questo "interessamento" da parte di alcune persone, spesso lo si sentiva borbottare come una pentola di fagioli: “Son qui a mangiar cosa? I miei piatti con la bocca o le figlie con gli occhi?” la maggior parte di queste persone non aveva intenzioni serie, era quel “sfamar dell’appetito” che Guglielmo; maschio e padre, conosceva benissimo.
Le intenzioni di “accasarsi” con una brava donna del Lasi parevano serissime, facendo preoccupare gli altri galli nel pollaio che lottavano per eliminar la concorrenza. Lasi era nato e cresciuto in quella città, lo conoscevano tutti fin da piccolo era destinato a prendere il posto del padre e lo prese, nulla da ridire riguardante la gestione e il suo operato da Lord, aveva buon cuore; forse troppo, ed in città girava voce che il Signore della città; lui, il Lasi… era in grave difficoltà economica per non dire sul lastrico proprio a causa della sua generosità; si parlava di prestiti mai rientrati, beneficenza mal controllata, non oculata, uscì fuori anche la parola “sperperare” le voci dicevano che bastava vestirsi da barbone, bussare al suo portone, inventarsi una storiella e il Lasi donava i soldi. Va da sé che per un Lord non era buona cosa aver dietro le spalle persone che lo tacciavano per colui che buttava cariolate di denaro giù dal balcone. Guglielmo credeva e non credeva a queste voci, dal canto suo era contento che il Signore della città aveva posato lo sguardo sulle sue figliole, la cosa lo riempiva d’orgoglio come un pentolone di polenta, Lasi pagava regolarmente il conto e mai era finito sul libro nero del Guglielmo.
Guglielmo non è che nuotasse nell’oro, apparteneva al ceto medio-basso, il denaro gli dava un piacere professionale ma non vi era molto attaccato e non era un tirchio. Se le voci di una situazione economica precaria e allo sbando del Lord della Città non avevano intaccato il Guglielmo, la concorrenza o se preferite, i rivali in amore alzarono altre voci a macchiar la reputazione del Lasi, queste voci legavano il Lord ad un Rivolta e che lui era un Leader Ribelle. Questa voce venne presa seriamente dal Guglielmo, gli era capitato di veder il suo Signore in compagnia di alcuni amici; spesso gli aveva ospitati alla locanda, erano sempre gli stessi e se ne stavano sempre in disparte o in una saletta privata, e qui c’erano tutte le carte per far nascere il sospetto che tramassero qualcosa in gran segreto e stavano usando la sua locanda come covo. Dar una figlia nelle mani di un Lord sperperone e pure Ribelle non era una bella vita, Guglielmo vide nel suo futuro sonni poco sereni, nottate in bianco ed anche guardie che bussavano alla porta in cerca della moglie del ribelle. La moglie aveva una visione diversa per il semplice fatto che in vita sua non aveva mai creduto alle Voci “E’ tutta gentaglia invidiosa marito mio, gente non contenta della propria vita e vuole rovinare anche quella degli altri, lascia perdere” in effetti la donna non aveva tutti i torti e andava avanti “Ma ti pare che un Cavaliere si mette al servizio dei Ribelli? Certo, un Cavalier può abbracciare una rivolta ma dipende da che tipo di rivolta, il nostro Lord ha la testa sulle spalle!”. Non si sa se sapeva che il Lasi stava corteggiando le sue figlie, può essere che avrebbe avuto un’opinione diversa, ma vuoi che una madre non si accorga di questa cosa? Una donna?

Alla fine se qualcuno chiedeva al buon oste notizie o pareri riguardanti Lasi, lui rispondeva sempre: “il nostro Signore? AHHH BRAVISSIMA PERSONA! Averne di Signori come lui e di clienti come lui che pagano sempre il conto! Lui non è segnato nel mio libro nero!".

Lasi aveva finito di cenare. Zuppella gli aveva portato il primo piatto, Melanzina il secondo e Mirtilla il dolce, mancava la grappa fatta in casa e il conto portato dal buon Guglielmo. L’oste era impegnato a dar retta ancora agli stranieri "Ti ho detto che hai bevuto troppo! non costringermi a buttarti fuori!" a quel punto Lasi voltò lo sguardo. Gli stranieri erano di certo dei marinai che continuavo a chiedere altro vino ed altro cibo. Scusate… non si è scritto della Stazza del buon Guglielmo.
Guglielmo era l’archetipo dell’oste, un omone di 1 metro e 90, ben messo, tanta ciccia e niente muscoli; pancione largo ma non al punto dal dir che fosse obeso, del resto era difficile trovare un oste magro e secco, se sulla porta vieni accolto da un oste Secco e Magro, ancor prima di sederti ti viene il dubbio sulla sua cucina; tranne che ai fuochi ci sia la moglie, ovvero: l'Ostessa.
Una buona Ostessa è una donna che al posto della mani ha 2 mestoli! trasuda di olii e spezie, profuma di sughi, di carni e di pesce che cambiano in dolci profumi di torta di mele, fragole, frutti di bosco. L’Ostessa è un INNO di profumi mangerecci! Canovaccio o Torcione da cucina legato sulla fronte per tenere i capelli solitamente unti e bisunti, dove al posto della forfora si possono vedere granelli di farina e di zucchero. Essa è la PADRONA DELLA CUCINA! Indiscussa! Una buona Ostessa maneggia e ti uccide con il paiolo della polenta! Se al posto del rame ha nelle mani l'acciaio, anche l’anima viene fatta a pezzi! La moglie del buon Guglielmo era così.
 
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AnnaelSidel

Utente attivo
Guglielmo era il classico oste che ti aspetti di vedere, alto, pancione, capelli neri ricci e lucidi dall’olio di frittura, mani callose da lavoratore capaci di resistere alle alte temperature dei fuochi e dei forni. Manone dalla dimensione di una pala per sfornare il pane. Il tutto “condito” da un sorriso dolce e accogliente, Guglielmo era un vero “pezzo di pane” un “salsicciotto coccoloso” a sentir le figlie, non gli si poteva volergli male.
Visto sotto una luce diversa, una sberla di Guglielmo poteva costarti la perdita di 4 denti.
Guglielmo era buono come il cibo che metteva nei piatti "AHHH! la mia cucina! tutto cuore!" diceva sempre; ed era vero. In cucina c'era la consorte; l’Ostessa. La Dama era "robustella” … non siam qui per offendere nessuno… tanto meno una Signora e ottima cuoca, insomma si erano accoppiati bene.
Visto che siamo ancora in tema, la Locanda era a gestione famigliare, Guglielmo, la moglie; che di nome faceva Concetta e le 3 loro figlie. In cucina a dar aiuto c’erano 4 cugini di primo grado; 2 da parte di Guglielmo, 2 da parte di Concetta. In sala a dar aiuto alle 3 figliole c’era la sorella minore di Concetta ed ovviamente anche il Guglielmo che si alternava tra fuochi e sala. Onnipresente.
La Locanda si chiamava:
ELMO & FORCHETTA
prendendo spunto dal finale dei nomi dei gestori: GUGLIELMO e CONCETTA; una volta dei ragazzi che di notte andavano in giro a par danni e dispetti, si arrampicarono sull'insegna e con tolle di vernice modificarono il nome: POMPELMO e PANCETTA, il colmo fu che Guglielmo lasciò quel nome per 3 mesi, lo faceva morir dar ridere; a Concetta un po meno per cui intervenne.
Cucina casalinga, 50 posti a sedere; ampio giardino esterno per feste e ricevimenti. Piccole sale private che venivano affittate per riunioni o incontri importanti. Guglielmo non affittava le stanze agli amanti, o si era legalmente sposati o altrimenti stanze separate e lontane, se non andava bene “Trovatevi un’altra locanda! Non tollero coloro che mentono! Se non sono felici della loro vita e nei loro letti, non è una soluzione trovar una fittizia o passeggera gioia e piacere in quelli della mia locanda! Alla Larga!!”
Non transigeva su questa sua regola e aveva affisso tanto di regolamento, e mai nessuno riuscì a fargli cambiare idea, neppure a corromperlo a suon di denaro “Gestisco una locanda! Non una casa di piacere!” Posti letto 30; Guglielmo aveva affidato la gestione del pernottamento al fratello maggiore.
Le camere erano ai piani superiori; vi erano delle scale esterne che permettevano di entrare senza passare dall’interno della locanda, gli ospiti facevano solo la colazione in una saletta a parte al primo piano, per pranzare o cenare dovevano scendere nella sala principale della locanda. Su richiesta veniva offerto anche un servizio in camera, colazione, pranzo e cena. Le 15 camere poste al primo piano avevano tutte il bagno, mentre le 15 camere del secondo piano avevano 3 bagni in comune. Non è che sia bello e Guglielmo lo sapeva, aveva dei progetti a riguardo come una nuova ala della locanda, tenete presente che la maggior parte delle locande avevano 1 sol bagno in comune, a volte pure all’esterno, non è piacevole mentre piove o in Inverno andar fuori a far prendere freddo alle natiche. Le pulizie generali venivano effettuate sempre in ambito famigliare; a turno arrivavano parenti vari che Guglielmo e Concetta pagavano dando loro una “mancia di cortesia” e il cibo che non veniva consumato, praticamente Guglielmo e Concetta davano da mangiare a tutta la loro famiglia e tutta la famiglia collaborava a tener in piedi la locanda. La locanda offriva anche un servizio di lavanderia, stireria e sartoria.
Prezzi… visto il servizio e la qualità, la locanda non era alla portata delle tasche di tutti, non si poteva dire che era un furto, se cerchi il meglio qualcosa in più lo devi pagare su questo non ci piove. Guglielmo avrà avuto i suoi difetti ma non era un ladro, doveva stare attento ai costi, rientrare con le spese, al mantenimento, agli ospiti, non pensate che Guglielmo faceva soldi a palate, cercava sempre di venir incontro a tutti, il cartello all’entrata: “QUI NON SI FA CREDITO!” lasciava il tempo che trovava, i conti li dovevi fare con il cuore di Guglielmo.

Lasi sentì lo sbuffo di Guglielmo e quando passò vicino al suo tavolo gli chiese se aveva problemi con gli stranieri. Guglielmo fece un gran sorriso appoggiando le mani sul tavolo "Vi ringrazio Milord per ora no, al limite farò uscire Concetta dalla cucina! – ridendo da solo – voi siete a posto? Tutto bene? Oh santa polenta! Vi porto subito la grappa!" andando di corsa in cucina. Lasi tenne lo sguardo sul tavolo degli stranieri, erano marinai, il ricamo di un timone sulla spalla destra della giacca non lasciava dubbi. Non ricordava di aver visto uniformi e mostrine di quel tipo; a lui piaceva conoscere sempre nuove cose, per cercare di dar una plausibile risposta a quelle domande che son infiniti dilemmi degli umani.
Ad esempio per il buon Guglielmo la terra non era tonda ma piatta, un enorme vassoio di portata. L’uomo vuole conoscere, la curiosità l’ha portato a grandi scoperte. Spinto da questo "voler sapere" si alzò lentamente e andò verso il tavolo degli stranieri; non era tipo da mettere in mostra la sua carica, ma gli parve giusto farlo. Gli stranieri si alzarono e fecero un saluto, era un vero piacere conoscere di persona il Signore della Città “Gentili signori, soldati, in città dicono che sia a corto di denaro, l’oste è un mio caro amico e farò arrivare altro vino e pagherò il conto, siete miei graditi ospiti” urlo di gioia.
Il resto della serata volò via, Guglielmo si era leggermente imbrociato, dovette cucinare fino sera inoltrata, però quando stanco e sudato vide nella mano un sacchetto di monete, scordò tutto "Grazie mio Signore! tornate a trovarci! - chiamando le 3 figlie – Tesori di babbo? Su, su! il Signore ci lascia! venite a salutarlo!" le figlie arrivarono e fecero una riverenza, Lasi rispose con un delicato baciamano e le ragazze corsero via ridendo e rosse in viso, "Guglielmo, se posso osare... le vostre figlie sono incantevoli... veramente da sposare" l'oste sorrise ma subito prese un'espressione preoccupata "Sola una spero! Intendo che una sola potrà bastare… io ho 4 femmine che girano per casa e credetemi non è affatto facile! Femmine! Senza si starebbe meglio, ma se mancano stiamo male! Grazie e serena notte Milord"

Se per caso qualche lettor ha pensato che le figlie del buon Guglielmo e di Concetta, fossero tali e uguali al padre e alla madre… “paffutelle” è del tutto fuori strada. Zuppella, Melanzina e Mirtilla, erano delle belle ragazze, volti bianchi, alte e snelle, una bellezza considerata strana, non somigliavano per niente ai loro genitori.

Quando Lasi uscì dalla locanda venne subito sollevato dai marinai che decisero di portarlo in spalla a visitar la loro nave. In strada cantavano e facevano un bordello, arrivò la Ronda e meraviglia, in cima al gruppetto c’era il Loro Signore, che i marinai facevano saltar con le loro braccia come una triglia. Lasi s’imbarazzò per questa figuraccia davanti ai suoi soldati, che si misero a seguire il loro Signore; non per curiosità ma per dovere, stando ad una ventina di metri. Saliti a bordo fu un cantare, ballare e schiamazzare, che vista l'ora; passata da poco la mezzanotte, tirò giù dalla branda il Capitano della nave. mezzo nudo si presentò in coperta, sbraitando e imprecando tutte le divinità dei mari "Ubriaconi! Cani maledetti! Agli arresti e in catene nella stiva per 3 giorni! pane e acqua e domani punizione con 10 frustate! Sempre brutte figure mi fate fare in luoghi stranieri!" lo sguardo andò sul volto sconosciuto di Lasi “E tu? Chi sei? Un balordo raccattato per strada? O sei un’altro marinaio? Non è la tua nave!! Buttatelo via a calci o lo butto in mare con le mie mani!". Lasi bloccò educatamente il Capitano, e si presentò.
Iniziò la tiritera delle scuse, il Capitano insisteva per farlo scendere sottocoperta
“vi prego ci tengo”
“non è il caso”
"sarebbe un onore"
"va bene lo stesso devo tornar al castello"
“insisto!”
“C’è anche la ronda che mi aspetta”
“è mio dovere scusarmi, fate salire anche la ronda”
“vi siete già fin troppo scusato, devo dir di no”

10 minuti di bla, bla, bla… si, no, si, no… il Lasi si ritrovò nella stanza del Capitano.
 
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AnnaelSidel

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La prima cosa che lo colpì fu la libreria ben fornita, anche sulla branda c’era un libro aperto “Amate la lettura? – domanda in un banale – ehm... sarete anche uno scrittore” il Capitano stava cercando un liquore “Un tempo ero un insegnante, un giorno ho conosciuto il mare ed è stato subito amore!".
A terra vi erano delle casse di legno, Lasi spostò il coperchio con la punta del piede, altri libri “Siete un maniaco della lettura, questi sono vecchissimi”. Trovato il liquore ed iniziando a servirlo “Quelli? Sì, sono molto vecchi, non ricordo neppure dove gli avrò presi! trovo e prendo libri in ogni luogo, li prendo alla cieca! prendete pure le casse se volete, fate salire i vostri soldati per darvi una mano e portate via tutte le casse che volete” ridando inizio ad un’altra lunga tiritera… “non posso accettare” “prendete” “li pago” “no!” si, no, si no… 15 minuti di bla, bla, bla… alla fine Lasi tirò su una cassa a caso, chiese un gesto di clemenza nei confronti dei marinai, alla fine non avevano recato danni “Devo mantenere l’ordine, voi siete il Signore della città ed anche un Cavaliere, capirete che non posso… ma eviterò lor la frusta”. Lasi tornò al Castello con la cassa di libri e la lasciò nella sua camera e lì vi restò. Impegnato a risolvere alcune questioni riguardanti la Città, Lasi si era scodato della cassa, una sera rientrando c’inciampò sopra e per poco non restò menomato. Le condizioni dei libri erano pietose; per fortuna li aveva avuti in regalo. 23 libri andarono diretti nel camino, ne restarono 5. Lasi li diede uno sguardo veloce e 4 di loro trattavano di argomenti decisamente poco interessanti:
"Perché alle mucche non si deve dare il loro stesso latte da bere"
"100 modi per curare la febbre"
"Dal tronco alla nave"
"La ricrescita dei capelli"

Lasi; calvo, si sentì quasi preso per il naso, anche loro finirono nel camino.
Restò 1 solo libro dalla copertina Blu “bah! Per fortuna sono stati un regalo” disse aprendo il libro. Manco a farlo apposta era scritto in una lingua sconosciuta, e come un bimbo si limitò a guardare le figure. Essendo le figure raffiguranti personaggi in armi, ed altri mappe di vario tipo, mosso da curiosità decise di consegnare il libro agli studiosi di corte e ne venne fuori che il libro era “particolarmente interessante” ma nessuno conosceva quella lingua.
Gli Studiosi arrivarono alla conclusione che il libro era stato scritto in una lingua molto antica con una grammatica ben regolamentata. Un capitolo era di sicuro un codice; forse militare, serviva l’aiuto di un esperto decriptologo "Un Decri che??" Lasi aveva sentito parlare di codici segreti, codici militari ma sapeva che non venivano più usati perché venivano scoperti tutti. La questione morì lì, Lasi tenne il libro nella sua borsa giusto in ricordo della piacevole serata e del cortese Capitano. Una sera stava seduto alla locanda del Guglielmo e mentre aspettava l’arrivo del secondo piatto, prese la borsa in pelle e cercò alcune carte da firmare, le trovò. Era una sera d’inizio Estate, Guglielmo teneva le finestre aperte, sia per rinfrescare la locanda ma anche per far girare il profumo della cucina per le vie della città, per stuzzicare l’olfatto dei passanti. Per non far volar via i fogli dalla corrente d’aria, Lasi ci mise sopra un peso; il bicchiere avrebbe lasciato un alone, la caraffa e la bottiglia di vino manco a pensarlo, un piatto neppure, l’unico peso decente era il libro che teneva in borsa. Da tempo a servire il Lasi non si alternavano più le 3 figlie del Guglielmo, solo Mirtilla portava le portate al Lasi.
Mirtilla uscì dalla cucina con uno stufato di carne con patate; piatto leggerino per la sera... la ragazza si scusò per l’attesa porgendo in avanti il piatto. Lasi non rispose, lo sguardo gli era caduto sul decolté di Mirtilla; avrà un codice Cavalleresco da rispettare ma non è fatto di marmo e l’occhio cade sempre sul bello. Mirtilla che è femmina; per cui volpe e furba e che vede ogni cosa, si era accorta di questo “cader di sguardo” ed era diventata paonazza. Mentre i due son fermi dall’imbarazzo, Guglielmo passò vicino al tavolo, vide il libro; che si era aperto per colpa della corrente d’aria, buttò l’occhio sulla pagina e disse “Oh mamma! – ridendo - Elfi!” e prese subito la direzione della cucina. Lasi che ancor stava con lo sguardo sul “belvedere” e stava pensando alla “tettoia”… della casa, sul dir dell’oste rientrò dal piacevole obliare… “Vieni qui!” disse; e Mirtilla rispose “Son già qui mio Signore, posso andare o mi volete per altro...? - pausa - da servirvi al tavolo?” Lasi prese il colore amaranto “Non tu… cioè non voi Dama… voi potete andare… Certo che vi vorrei… cioè!! ehmm ... scusatemi… Grazie … mi chiami tuo padre… volevo dir, mi chiamate vostro padre?” mai fece tal sforzo da mettere insieme una frase. La ragazza, che aveva un tono vocale in SI MAGGIORE in 8° scala, ancor prima d’entrare in cucina
“PADRE! SEI DESIDERATO IN SALA!"
è possibile che qualche calice di cristallo si sia incrinato sulla “soave” voce di Mirtilla. Guglielmo arrivò spedito e subito il Lasi gli chiese “Sai leggere questa scrittura? sei un decrop... decricologo... decriplotologo...". Venne fuori che in gioventù Guglielmo era stato un militare, prestando servizio per un Signore fissato per i codici militari “Ma Milord siete fuori strada, non è un libro militare, è un libro di fiabe – ridendo - sapete gli elfi… gnomi, fate… folletti?”. Lasi aveva lo sguardo perso “Sinceramente no… ma sei in grado di decifrarlo, giusto?” l’oste aprì altre pagine “Umm… direi di sì, alcuni capitoli no… guardate che non si tratta di decriptare, si tratta di tradurre per me non c’è nessun codice, sono caratteri normali usati da chissà chi, potrei tentare ma servirà tempo ed io non ne ho… devo mandare avanti la locanda!”.
Lasi di rado fa valere la sua autorità “Domani vi aspetto al castello, è un ordine, ben inteso che pagherò per la vostra consulenza e anche per la vostra assenza dalla locanda, manderò i miei cuochi a dare un aiuto". Guglielmo entrò nel panico “Domani?! Oggi è … Venerdì… domani mi arrivano i fagiani! Il carro del vino! Sabato ho un pranzo, la sera la festa della figlia di un Conte che diventa maggiorenne! Domenica un battesimo! Assolutamente no!”. Lasi si mise di puntiglio e arrivò persino a dire che avrebbe fatto chiudere la locanda, al che Guglielmo cambiò colore. Da rosso a bianco come il vino nei barili, sudava freddo. Barcollò, farfugliò, cercò una sedia. La figlia Zuppella che aveva assistito alla scena era subito corsa in cucina ad avvertire la madre. Dalla cucina si fiondò la moglie Concetta. Armento della Concetta, man destra: coltellaccio da carne, lama grande affilata di 30 centimetri. Mancina: forchettone da spiedo a tre denti, lunghi 7 centimetri, mancava solo il coltello tra i denti e l’elmo in testa. Il Donnone caricò come un Rinoceronte infuriato, nei pochi metri che li separavano, Lasi vide il suo prossimo destino, inforcato al petto e coltellaccio a tranciargli la gola, in seguito fatto a pezzi e dato in pasto ai maiali per non lasciar in giro prove… non era una bella morte per un Cavaliere.
La Rinoceronta Concettona venne prontamente e faticosamente placcata e servirono 15 minuti per calmarla. Quando seppe che Lasi aveva minacciato il marito per una questione a dir poco banale, gli fece una bella morale; Lasi abbozzò; consapevole d’aver esagerato. Chiarita del tutto la situazione, il buon Guglielmo fu felice di rendersi utile al suo Signore e il giorno seguente; su concessione della Rinoceronta si presentò al castello. Guglielmo e Concetta ringraziarono ma non vollero i cuochi di Lasi nella loro cucina; mandarono a chiamare tutta la Tribù famigliare, ovviamente venne stilato un contratto per la paga del Guglielmo. Veder Guglielmo in abiti “civili” e non in divisa da cuoco, sarebbe stato da chiamare un pittore per immortalare l’evento.

Nota al margine: Concetta è una grande amica degli Elfi. Il termine Rinoceronta non venne mai ritenuto offensivo da parte di Concetta quando lesse questo capitolo, e da gran burlona diede tranquillamente il suo consenso. Non si vuol mai offender nessuno. Grazie Concetta.


¤ ¤·´¯`·••¤° °¤••·´¯`·¤ ¤
 
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AnnaelSidel

Utente attivo
ciao e grazie :) @Konys la mia preferenza; se potrebbe essere chiamata così, è di continuare nella sezione dei ricordi, più che altro per dare un Continuo appunto al Ricordo. Se c'è la possibilità che un MOD. sposti tutta la sezione sarebbe l'ideale, io non mi metto a spostare 16 pagine :) leggendo il tuo messaggio io non lo interpreto come un OBBLIGO di spostamento FORZATO ma come gentile richiesta e allora rispondo che se non si offende nessuno e nessuno si andrà a lamentare ai MOD. del tipo "perchè lui continua a postare nei ricordi? ditegli che si deve postare, non è giusto che a lui SI' e ad altri NO" se mi si dice che è PREFERIBILE e non è possibile spostare tutta la sezione metterò un link :)
Saluti

PS. non per trovar giustificazioni, quello che scrivo; a mio parere, non deve essere visto come un errore di sezione, tratto argomenti che non hanno nulla a che vedere con il gioco, non intaso sezioni di gioco in sezioni sbagliate, chi vuole venire a leggere mi fa piacere e lo ringrazio è solo una frivolezza non è che scrivo argomenti Fondamentali inerenti appunto al gioco, non è fondamentale andarsi a leggere un post di Annael, mio parere.
:)
 
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Konys

Senior Mod
Team Elvenar
Buongiorno @annaelsidel ; infatti era semplicemente l'avviso della creazione di una nuova sezione, che non era presente quanto hai smesso di scrivere :)
Posso tranquillamente spostare l'intera discussione nell'Angolo Letterario (non avrei mai chiesto ad un utente di spostare da solo 16 pagine di discussione ;)) che vedo hai già utilizzato per un racconto "slegato" da questa , basta che mi dai l'ok (questo perché si tratta di sezioni puramente ludiche).
 

AnnaelSidel

Utente attivo
Buongiorno @annaelsidel ; infatti era semplicemente l'avviso della creazione di una nuova sezione, che non era presente quanto hai smesso di scrivere :)
Posso tranquillamente spostare l'intera discussione nell'Angolo Letterario (non avrei mai chiesto ad un utente di spostare da solo 16 pagine di discussione ;)) che vedo hai già utilizzato per un racconto "slegato" da questa , basta che mi dai l'ok (questo perché si tratta di sezioni puramente ludiche).

Ciao @Konys, direi perfetto :) quando vuoi sposta pure e grazie :D:)
 

AnnaelSidel

Utente attivo
Servo vostro!

Altro che stupido cuoco ignorante! Guglielmo tradusse gran parte del libro e fu persino capace di scoprire da che regno proveniva. Come già aveva detto, si rilevò esser un libro di fiabe antiche, tradusse altre pagine; circa la metà del libro e poi rivolto agli studiosi si lasciò andare alla sua strana filosofia di vita “Cari i miei Luminari, per alcune culture queste non sono fiabe! Credono nell’esistenza di queste creature come c’è chi crede nell’esistenza di un Dio che abita nel cielo! O divinità dai nomi strani! Ognuno è libero di credere in ciò che vuole, per me nessuno mi toglierà la convinzione che il Mondo è un piatto che Dio tiene nella mano! Dio ha servito il Mondo e se troppo navighi cadì giù, finisci nell’abisso!” soddisfatto e compiaciuto della sua lezione, mise il braccio su un grande mappamondo, facendolo rotolare in terra “Opss…chiedo scusa... ma appunto…sol le palle son tonde…e rotolano”. Tutto questo aveva ulteriormente incrementato la curiosità di Lasi che prese la decisione di prendere una nave e di andare in quel Regno; ne aveva girati un po’, ma in quello non ci aveva mai messo piede, poi gli venne l’idea di portarsi dietro pure il buon Guglielmo che di nuovo sbiancò alla proposta del suo Signore. Lasi iniziò a scrivere un contratto e lo firmò, restava da passare solo un GRANDE OSTACOLO, la Rinoceronta… Quando Concetta prese in visione il contratto ebbe a commentare “Io dico… siete due adulti, Voi un nobile Cavaliere, Signore del Castello, lui marito e padre di famiglia… e volete andare in cerca di creature dalle orecchie a punta? Di fate e fatine? Ma che vi dice il cervello? C’è un velo di masochismo? un volersi far del male? sarete derisi per il resto della vita se la gente lo verrà a sapere” La Rinoceronta diede il suo consenso; vista la cifra totale del disturbo e l’anticipo che Lasi versò.
Il giorno della partenza, sul molo si presentò tutta la tribù di Guglielmo e Concetta; erano presenti pure cugini di sesto grado. Guglielmo e Concetta vollero presentare il Lasi a tutta la Tribù; andò via una buona mezz’ora. Ufficiosamente Lasi e Guglielmo stavano partendo per trattare un nuovo contratto commerciale; era normale che il Signore si portasse dietro il suo cuoco di corte, ma egli era indisposto e il Signore si era rivolto a Guglielmo nel farsi seguir come cuoco personale. La cosa strana era che il Lord non si portava dietro il suo seguito e la sua scorta, per fortuna che il Lasi era uso ogni tanto partir da solo per andar in aiuto di qualcuno, Lasi commentò “Si dice in giro che io sia in bolletta, devo risparmiare… comunque tranquilli tutti, è un Regno molto pacifico” la cosa per fortuna morì lì, sul molo.
La tribù era in lacrime, i fazzoletti si sprecarono ed anche le raccomandazioni “Se tornate senza mio marito, è meglio che non tornate… uomo avvisato mezzo salvato” disse la buona a cara Concetta.
Lasi ricevette per l’occasione i baci sulla guancia dalle 3 figlie; quando venne il turno di Mirtilla il bacio fu leggermente più prolungato e leggermente più vicino alle labbra “Cavalier riportami il padre” disse lei incurante del Voi, e lui “Dama, è come se fosse il mio” e lei ancor “Cavalier, il tuo dir sembra una proposta, lo è? Anche per te è già padre?” e lui “In che senso? Come farei con mio padre…” lei sorrise, non disse nulla, l’abbracciò e lo ribaciò, questa volta gli stampò il bacio in pieno sulle labbra.
Va da sé che dopo codesto bacio fulminante i piedi del Lasi furono riluttanti a percorrere la passerella, lo sguardo si era perso nel sorriso di Mirtilla e nella testa il pensiero “Ma? Veramente parti? Imbecille torna subito indietro! Corrì ad abbraciarla! Torna indietro e baciala tonto che non sei altro! Non metter piede sul ponte! Idiota fermati! Stai andando alla ricerca di creature delle fiabe rinunciando ad un bacio reale!”
A riportarlo nelle terra dei vivi fu una pacca sulla schiena assestata dal buon Guglielmo “ALLORA? Pronto? – vedendolo toccarsi le labbra e salire con la testa girata all’indietro - consiglio, per conquistare una figlia devi prima far breccia nella madre” Lasi sorrise “Si son pronto… guarda che con tua figlia io ho serie… – pausa riflessiva – ma non devo dar spiegazioni a te… e da quando ci diamo del TU?” l’oste sollevò gli zaini come piume; rumore di pentole che sbattevano all’interno “Avete ragione, SERVO VOSTRO! Dopo di voi Mio signore!” e con le labbra tirò baci a tutta la tribù. Quando le funi vennero tolte ed i marinai iniziarono a manovrar la nave, Lasi diede un lungo sguardo alla tribù di Guglielmo e di Concetta, le uniche sagome ed esser magre erano quelle delle lor 3 figlie, il resto della tribù aveva un aspetto Sano e Robusto, un nipotino di 7 anni aveva già la sagoma da bel Torellino. Le vele si gonfiarono, ed il Lasi tenne lo sguardo su Mirtilla finchè la vista glielo consentì e quando sparì tenne nel cuore quel bacio.

“Dannarsi a cercare una spiegazione – disse il buon Guglielmo - è tempo perso! Sarebbe meglio trovare i perché si devono pagare le tasse! Ma ti pare che io mi metta a credere che le lacrime degli Dei si sono trasformate in terre e che queste vanno alla deriva nel grande mare come delle patate fritte? E chi sono questi Dei? Stanno seduti a mangiare e bere e guardano i destini avversi dell’uomo e si godono lo spettacolo! Io non li chiamerei Dei ma poco importa, io non sto piegato e ne sdraiato a pregarli, chi mi risolleva con tutta questa pancia? Una volta sono caduto nell’orto e la povera Concetta per tirarmi su ha dovuto prendere un argano! Ma tutte queste domande sul Mondo non le sopporto! Io ho una locanda da mandare avanti! Avete idea di quanto sia aumentato il prezzo del manzo? Certo che no! Io e Concetta ci siamo spaccati la schiena per far studiare le nostre figlie! Tutti precettori privati! E non ho visto Dei che son venuti a bussar alla mia porta a darmi soldi o dirci BRAVI!! Se bussano alla porta son sempre gli esattori delle tasse, e paghi! Sono sempre quelli che pagano, io lo so che ci sono persone che non sborsano un soldo di tasse! E nessuno si mette d’impegno a trovar una soluzione, questi sono i problemi a cui pensare seriamente!”
Lasi e Guglielmo stavano percorrendo a piedi un agile sentiero di campagna, per raggiungere un Monastero dove; secondo le informazioni in loro possesso, alcuni Monaci sarebbero stati di loro aiuto “Accidenti, ti avevo fatto una semplice domanda riguardante il Mondo, non immaginavo di farti alterare… è da mezz’ora che parli… a volte mi sorprendi Guglielmo, ma ti sorprendo anch’io, lo so bene il prezzo della carne, visto che la compro per dar da mangiare alle mie truppe, sicuramente mandare avanti una locanda è faticoso; io mi siedo, mangio e non mi pongo il problema, ognuno ha un suo problema e adesso il nostro è che si sta facendo buio, direi che sia meglio fermarci, che ne pensi?”
“Servo vostro!”
fu la risposta del Guglielmo.
 
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AnnaelSidel

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L’Ex vita militare di Guglielmo, e che fosse un bravo cuoco, si rilevarono fondamentali. Lasi non era abituato a mangiar così bene quando se ne andava a spasso, e non era neppure abituato ad aver compagnia. Guglielmo era un ottimo compagno di viaggio, in prevalenza silenzioso ma quando gli chiedevi qualcosa iniziava a parlare a raffica per ore e ore e ti faceva passare la giornata. Aveva un pensiero filosofico tutto suo, non era un pozzo di conoscenza e di sapere, non era un uomo che si complicava la vita, era amante delle cose semplici e molto legato alla famiglia, più volte lamentò che con lui non ci fosse la moglie e le figlie “Anche loro avrebbero bisogno di staccare… da tempo non facciamo una vacanza…”
“Ecco, le figlie… ma quanti anni hanno? ad esempio, Mirtilla... 18... ? E' lei la più piccola?”
quando Lasi chiedeva delle figlie il Guglielmo glissava la risposta cambiando argomento, Lasi notò anche un altro cambiamento riguardante gli “ELFI”, dal giorno del loro arrivo in queste terre il Guglielmo si era sempre più interessato alla vicenda, mentre lui; il Lasi, pensava al bacio di Mirtilla. Il cielo prese il colore dell’inchiostro nero e poco dopo si riempì di stelle “Domani arriveremo al monastero – disse Lasi – speriamo di trovar qualcosa… e poi torneremo a casa, che ne dici?” dando l’ultimo sguardo alle stelle, chiudendo gli occhi “Servo Vostro” rispose il buon oste.
L’agile sentiero si trasformò, i due furono costretti a salire una scarpata; i resti di una antica cava di pietra. I piedi scivolavano sulle pietre per via di rivoli d’acqua che scorrevano lungo le pareti, un tratto abbastanza impegnativo specialmente per Guglielmo; per via della sua stazza non era molto agile “Attento! Qui si scivola!” diceva Lasi che stava davanti “PORCACCIA! dirlo prima?! Servo Vostro!” rispondeva l’oste. “Metti il piede sulla sporgenza e l’altro sul quel sasso” diceva Lasi “Servo Vostro!” rispondeva l’oste "Guglielmo finiscila! Non sei il mio servo! stai zitto e muovi quelle chiappe!"
"SERVO VOSTRO!!"

Si venne a creare anche una situazione imbarazzante… in un punto molto impegnativo del sentiero, il Guglielmo andò davanti mentre il Lasi; da dietro, lo spingeva per aiutarlo a salire con le mani sulle chiappone dell’oste “Non raccontar di questa cosa o ti brucio la loncanda!”
“Servo Vostro!”

Vi lascio immaginar la scena di un Cavalier che spinge il sederone di un oste, e non mancarono gli episodi del tipo “Cos’è stato?” disse da dietro il Lasi “Non lo so, ma io non son stato” dubitato della sincerità del Guglielmo visto che il giorno prima si erano mangiati un tegame di fagioli. La salita continuò con una certa fatica, Guglielmo si bloccò in un punto focale e da dietro il Lasi spingeva “Al mio 3 spingo… 1, 2, 3… ISSA!”
“SERVO VOSTRO!”
“SI MA SALI!! MI STAI BUTTANDO INDIETRO!! LO STAI FACENDO APPOSTA!?”
un Aquila passò ed ebbe pietà dei due umani
"NO! SERVO VOSTRO!"
Iniziarono a vedere cespugli e radici esposte, che servirono d’appigli al Guglielmo. Poi felci, alberelli “Vedo un bosco” disse il Guglielmo lasciando tornar davanti Lasi “Secondo la mappa manca poco, ho il terrore a chiederti a cosa pensavi durante questa salita” e l'oste non si fece scappar l'occasione di rispondere “Dico solo che… la pioggia ha scavato duramente! È una salita amara anche per un mulo! Qui nessuno ci mette piede da anni! Bisogna chiedere alle querce quando è passato di qui l’ultimo essere umano! Abbiamo chiesto del monastero, ma non abbiamo chiesto se è ancora abitato” Camminarono nel bosco con Guglielmo che dava lezioni di botanica “Questo è un nocciolo! Bel legno! E quello è un olmo! La maggior parte sono querce… oh Cavolo! cicoria selvatica! Quello è finocchietto! E quelli son funghi!!”
“Bene”
“No, son velenosi!”
“Magari se cerchi, trovi quelli commestibili”
“Servo vostro”

Non camminarono molto nel bosco e quando si aprì videro un bel pendio erboso, sulla cui cima spiccavano le mura bianche e il tetto rosso del Monastero; in basso al pendio videro i ruderi di un villaggio “Qui un tempo c’era vita, la natura si è ripreso tutto” disse Guglielmo.
Il Monastero era circondato da un torrente; limpido, non troppo grande ma sicuramente profondo, il che rendeva il Monastero una piccola isola nel verde. I due erano fermi sul piccolo ponte intenti ad ammirare ancora il luogo. La parte principale era sicuramente il torrente che fluiva placido tra le colline, alberi da frutto, orti e terreni agricoli ben curati. Cespugli di mora, piante da frutto, agrifogli e sul sfondo lontano; oltre le colline, montagne che parevano bianche statue. Sul volto dei due si disegnò la serenità e la felicità, Guglielmo ispirò l’aria e “Boia cane! Che odore! Un tanfo orrendo! Le fogne son rotte!” disse con voce nasale per aver tappato il naso con le dita. Lasi fece lo stesso “Arriva dall’interno, significa che c'è qualcuno, andiam su! Coraggio!"
“Ma chi? una tribù di zozzoni! Non si tratta di metter al prova il coraggio, è lo stomaco che si rivolta! Servo Vostro..."
Lasi arrivò al portone ed usò il grande battacchio di ferro per bussare. L’edificio in questione “era stato" un tempo un Monastero, adesso; ma da anni, da quando il villaggio era stato abbandonato, era diventato un manicomio; nessuno disse questa cosa ai due… del resto due persone che vanno in giro a chiedere di “elfi” non è che siano sane di mente. Il portone si spalancò e non era un monaco quello sulla porta e non erano monaci quelli nel cortile. Il grande cortile era pieno di trasandati, di barboni, di derelitti, di persone che andavano in giro correndo e urlando; c’era un uomo fermo a parlare con una statua di bronzo, ci stava facendo un dialogo lungo e profondo, alla fine l’abbracciò e se la baciò tutta. Un gruppo stava giocando a tirarsi e colpirsi con un teschio, altri si spogliavano, e scusate ma per dovere di cronaca… tutto il cortile era pieno di residui organici umani… “Dei Santi... Sei con me?” disse Lasi “Purtroppo…Servo Vostro” rispose l’oste. Tutti avevano barbe che toccavano terra ed i capelli pure. Unghie lunghe 10 centimetri; mani e piedi… l’indumento “mutanda” era ignoto, il sapone era uno sconosciuto. Lasi non sapeva se chiudere gli occhi o tapparsi il naso “Non ho parole, mai visto uno schifo simile, la domanda è… chi si prende cura dei campi?” e questa volta Guglielmo non rispose. Lo sporco sulla pelle aveva una sua utilità; aveva creato… diciamo per esser cortesi… una patina protettiva… proteggeva dalle malattie e dalle punture di zanzara… fermiamoci qui per non disgustar il lettore; la cronaca va bene ma fino ad un certo punto e non spetta a me giudicar fino a che punto può l’uomo trattar se stesso e la sua stessa stirpe.
Andarono in giro e trovarono quella che un tempo era la biblioteca, uno stanzone enorme, i libri erano negli scaffali ma erano anche stati buttati per terra, messi in colonna “Amico mio – disse Lasi – il viaggio finisce qui, a chi domandar se si sono altri libri che trattano di elfi? io non mi metto a cercar in tutto questo caos, servono mesi… è impossibile trovare i libri giusti!”
“Elfi?”
disse una voce nell’ombra.
 

AnnaelSidel

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Era un vecchio Monaco rimasto nel Monastero; si venne a sapere che i Monaci erano andati poco lontano e che a turno settimanale facevano la guardia alla biblioteca per non consentire ai matti di prendere dei libri, in quanto vi erano libri di un certo valore ed importanti. Anni fa alcuni Lord mandarono dei matti nel Monastero ed altri seguirono l'esempio, convinti che i Monaci sarebbero stati in grado di risanare le lor menti malate e allucinate. Il Regno non era piccolo, si era creato un precedente e diventò una scusante, tutti i Matti venivano spediti al Monastero; vi finivano anche personaggi di cui un Lord al posto di ucciderlo lo faceva sparire, una sorta di Esilio Coatto a vita. I Monaci furono costretti ad abbandonarlo ma restarono vicini per prendersi cura dei malati mentali e dei derelitti, erano loro che si prendevano cura dei campi. Avevano inviato messaggi per far portar via almeno i libri senza mai ottenere una risposta da parte dei Lord del Regno e mai un interessamento. Alla fine ci avevano rinunciato. “E’ così che l’uomo perde la sua cultura, scordandosi il passato - disse il Guglielmo che rivolto al Monaco - ditemi Sant’uomo, voi sapete se ci sono libri che parlano di elfi?” il Monaco aggrottò le ciglia e cambiò espressione e rispose “Ci son segreti che devono restare tali, l’uomo non ha la conoscenza sufficiente per capire gli elfi, non sono alla portata di tutti, strano è il loro pensiero, immortali vigilano sulle oscurità, tremendi e mortali sono in guerra contro ogni nemico, lame di morte son per l’uomo, frecce che colpisco da enormi distanze, sia di giorno che di notte e con qualsiasi tempo, non hanno pietà… non hanno morale ed etica, se un elfo concede l’amicizia ad un uomo, quell’uomo sarà fortunato, non amano particolarmente la nostra stirpe, ai loro occhi noi siamo i distruttori del mondo, per questo devono restar dove sono… che restino nella leggenda e nelle tradizioni, io non so nulla” qui ci fu la reazione del Guglielmo che prese di peso il Monaco e lo sollevò da terra “Eh no! tal risposta mi fa capir che ne sapete eccome di elfi! tu sai qualcosa! forse che esistono veramente da qualche parte! Devono restar dove sono, hai detto... dove!! Dimmi dove!! o parli o ti spenno!”
“GUGLIELMO!?! Rimetti subito il Monaco a terra! Ma che ti capita?!”
intervenne il Lasi
“Servo vostro! Dannazione!” rispose l’oste furente, adagiando il monaco a terra.
Il Monaco andò verso uno scaffale e prese un libro “Ecco, altro non dico… andate ora, consiglio di lasciar perdere… gli elfi tolgono il Caos ma per farlo non guardano in faccia nessuno, compresi lor stessi, averli al fianco non sarà una benedizione, lasciano sempre vittime dopo il loro passaggio e sempre son di maggioranza umani, le due stirpi non potranno mai vivere insieme, loro l’hanno capito e si sono ritirati dal Mondo – fece una pausa fissando i due uomini e puntando lor il dito - non risvegliate quello che da secoli riposa sotto il ghiaccio eterno!”
Era sera quando uscirono dal Monastero “Non vorrei sbagliarmi ma con questi Elfi stai facendo seriamente Guglielmo? Pensi veramente che esistono? Prima ci ridevi mentre è evidente che speravi di ottenere qualcosa di concreto dal Monaco” l’oste era ancora arrabbiato ed assente “Servo Vostro” rispose ed al Lasi parve di vedere una lacrima sul volto dell’oste.

Guglielmo si era già lavato, Lasi stava a mollo nel torrente freddo immerso fino al petto, stava usando un panetto intero di sapone per i piatti per togliersi la puzza orribile. Il buon oste aveva già messo sul fuoco un tegame e stava con la testa china sul libro avuto dal Monaco. Lasi l’osservava e si chiedeva ancora come mai Guglielmo si era comportato così, inutile negarlo, la reazione con il monaco l’aveva lasciato di stucco.
“Ti sarà utile! Qui ci sono delle lettere scritte da persone che hanno incontrato gente strana dalle orecchie a punta! Scrivono di magie, incantesimi, di cose inspiegabili, è una lingua che anche i tuoi studiosi conosceranno” Lasi non rispose, pensò che anche l’oste, conosceva quella lingua da studiosi e come mai? Perché Gugliemo conosceva quella lingua estinta? Chi era? Ex militare ed anche un ex studioso? Analizzando il tutto, Guglielmo e Concetta non erano sicuramente due imbecilli, la locanda ne era una dimostrazione, il modo di come era stata allestita, alcune particolarità, come veniva gestita. Si ricordò come Concetta uscì prontamente armata dalla cucina, il suo volto adesso che ci pensava somigliava più a quello di una esperta guerriera, non aveva preso l’espressione di una normale donna, cuoca e moglie impaurita che cerca come può di salvare il marito. Fu in quel momento che iniziarono i sospetti sull’oste della sua città. La Luna spuntò dietro le montagne lontane, i due avevano cenato e Lasi si era già disteso mentre Guglielmo teneva ancora la testa sul libro; girava le pagine e borbottava qualcosa “Posso chiederti una cosa Guglielmo?”
“Servo vostro”
“Stavo pensando… tu sei arrivato nella mia città, quanto? ... 3 anni fa?”
“5”
“Son già passati 5 anni!? – mettendosi sdraiato sul fianco sinistro e guardando l’oste – vola proprio il tempo”
“Già”
“Stavo pensando… da quando sei arrivato con tutta la tua bella famiglia; e non ho mai capito in quanti siete… ma a parte questo, abbiamo fatto conoscenza, siamo diventati amici… parliamo di tutto… però adesso che ci penso, non so la tua età, né quella di tua moglie e neppure gli anni delle tue figlie… e riguardo alle tue figlie ci sono…”
venne subito interrotto bruscamente da Guglielmo
“Pensi troppo! Non dovresti pensare ad un umile e semplice oste, hai una carica importante, altre cose a cui pensare e comunque le date non sono il mio forte, mi scordo sempre i compleanni” era evidente, l’oste non voleva parlare di quell’argomento “umile e semplice… mah…” pensò il Lasi.
Scese il silenzio, si sentiva solo il vento giocare con le braci del fuoco “Eri un militare… giusto?”
“Si, l'ho detto, ho militato al Nord”
“Come mai hai scelto un Regno dove c’è altra guerra? Mi spiego, conoscendo gli orrori della guerra potevi venire in questo regno, molto più tranquillo per una famiglia come la tua… - schiarendo la voce – mentre il nostro Regno è noto per avere una situazione politica e militare instabile… ci sono scontri e ci sono guerre… - schiarendo ancora la voce – ehm… Guglielmo c’è qualcosa sugli elfi che tu sai e che io non so? Insomma se ci penso sei stato tu a tradurre il primo libro, anche ora te la cavi benissimo con questo…”

Guglielmo si voltò verso di lui “Che sono tutte queste domande? non nascondo nulla, guarda che la mia carriera militare è durata pochissimo e non avevo compiti particolari, ero a sbrigar scartoffie… è stata una lunga giornata amico mio e riguardo agli Elfi - lunga pausa - credo che abbiamo sprecato abbastanza tempo della nostra vita per cercare qualcosa che non esiste”.
Anche se la luce era poca, Lasi notò il viso dell’oste farsi triste e pensieroso; avrà risvegliato dei ricordi? Tutti quei larghi sorrisi nella locanda, erano in realtà una maschera che nascondeva un dolore sepolto molto in profondità? Aveva sempre visto Guglielmo felice, sereno sicuramente l’oste più bravo della sua città, adesso la sua mente si era riempita di dubbi
“Grazie per essermi amico, contraccambio di cuore… prima dicevi nel libro ci sono cose interessanti, adesso invece lasci perdere?”
Guglielmo chiuse il libro e ritrovò il sorriso “Servo vostro, e non sono queste le informazioni che devi cercare, lascia perdere gli Elfi e pensa ad altro” L’uso del singolare cosa significava? Che Lui, il Lasi doveva lasciar perdere mentre lui, il Guglielmo avrebbe potuto continuare a pensarci? Con tutti i dubbi che gli erano nati, questa frase la intese come se Guglielmo lo stava facendo fuori sulla possibile esistenza di questi elfi “In che senso?” rispose il Lasi, Guglielmo fece una risata “La stessa risposta che hai dato a Mirtilla! Che significa in che senso? Non ci arrivi? Persino il gatto della locanda si è accorto che mia figlia Mirtilla ha preso una bella cotta per te! Cotta come una faraona al forno! Ma non vedi come si veste? Non hai notato che da tempo è sempre e solo lei a servirti al tavolo? E vogliamo parlar del bacio?” A parlar di Mirtilla la testa di Lasi si svuotò… scaltro e furbo l’oste a sviare il discorso? Direi di sì. Domanda: il buon oste nasconde qualcosa? Perché un oste s’interessa di elfi? E della strana bellezza delle figlie? Sì, l’oste deve nascondere qualcosa, ma dalla testa del Lasi uscì tutto quanto e gli entrano solo pensieri su Mirtilla. Due giorni dopo erano sul ponte della nave che li avrebbe riportati a casa.

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AnnaelSidel

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Fatti che sbattono porte

Lasi e Guglielmo fecero ritorno in città. Lasi non vedeva l’ora di rivedere Mirtilla e di riprendere da dove si erano interrotti; dal bacio, felice e forte di quello che aveva saputo da Guglielmo “Cotta di te!” per un uomo è una cosa che fa piacere, sapere che una donna è molto interessata a te e che sia già innamorata, specialmente per i maschi timidi, introversi che non sono capaci di far il primo passo, che subito cambiano colore di fronte alla donna di cui si sono innamorati. E’ del maschio il compito di far il primo passo, di rompere il ghiaccio ma ognuno ha il suo carattere e vale anche per una donna. Stiam parlando dei Timidi da non confondere con la carenza di autostima o della paura di fallire, la timidezza è qualcosa di bello ma nello stesso è anche una brutta bestia che blocca la persona con sintomi conosciuti; rossore, accellerazione cardiaca, imbranamento, può essere che la mente si assenti dalla situazione ed inizi a sognare troppo. I Timidi solitamente cercano il Supporto di qualcuno che li presenti lasciando all’altro o all’altra il compito di rompere il ghiaccio, va da se che venire a conoscenza che qualcuno è innamorato di te semplifica la situazione e i Timidi si sentono leggermente più forti. A parte che una notizia del genere rende felice chiunque a chi non piace sentirsi desiderati? Amati? Venir a sapere che qualcuno ti ha nel suo cuore? Non credo che generi l’indifferenza; tranne che il cuore sia già impegnato, forse mi sbaglio per colpa del mio Ego, le stelle sotto cui son nato mi hanno influenzato.

Lasi non fece neppure in tempo di scendere dalla nave, che subito arrivarono i suoi consiglieri a circondarlo e le notizie non erano delle migliori. Dopo una veloce riunione, prese tutte le carte e portò con se anche il libro trovato al Monastero e tradotto alla bene e meglio da Guglielmo. Costretto a partire, la sua permanenza in città fu di poche ore. Uscì dal sala sbattendo le porte dalla rabbia, il cuore stretto e gelato e nei pensieri il volto di Mirtilla che non era riuscito neppure a vedere per colpa dei membri del consiglio che gli si erano attaccati come zecche, che lo seguirono anche fuori dalla città, tormentandolo per un buon chilometro e passa. E’ dura essere Lord, si deve rinunciar a molte cose.

Guglielmo tornò alla locanda, dove trovò il caldo abbraccio e i dolci baci della moglie e delle 3 figlie. Dopo i sorrisi, la moglie lo guardò seria e gli chiese se aveva trovato qualcosa, lui chinò il capo e fece cenno di no. Concetta uscì dalla cucina sbattendo la porta mentre le 3 figlie andarono a posare le mani sulle spalle del buon padre per rincuorarlo e a turno lo abbracciarono. Concetta rientrò con gli occhi rossi dalle lacrime, prese e strinse le mani del marito e dandogli un bacio gli disse “Scusami… tranquillo, dobbiamo pensare a dove nasconderle se sarà il caso, manderanno qualcuno a riprenderle… ma risolveremo, noi insieme come sempre” e tutti si abbracciarono in lacrime. Sì, direi proprio che Guglielmo e la Concetta nascondo qualcosa, ma per ora questa cosa è solo a mia e vostra conoscenza.
Intanto vi era stato un cambio al potere, il Lord Reggente era cambiato; la classifica ne aveva designato un’altro e per questo motivo il Lasi fu costretto a partire urgentemente. Un nuovo Reggente si era imposto, a sentir le voci era supportato da una Grande Alleanza delle Terre Orientali. Gli Uomini Orientali avevano la fama di essere i più bellicosi ed esperti guerrieri ed il loro arrivo in queste terre; che già erano instabili, venne vista come una Invasione.
Lasi svolse i suoi affari e trovandosi nelle vicinanze della regione di Edo, decise di far visita all’amico.

Edo fu veramente felice di rivederlo “Arrivi giusto a puntino, ci sono delle novità”
"il nuovo Reggente? So già”
Edo fece no con il capo “Ricordi il tempo in cui ci vedevamo alla locanda della tua città e si sognava di cambiar le cose? Adesso stiamo gettando le basi di una rivolta, una rivolta che ci renderà liberi e quando sarà il giorno faremo vedere noi come si gestisce un Regno, la tua spada ci è utile, visto che sei qui e non hai fretta di tornare, invio i messaggi ai nostri amici, così ne parliamo tutti insieme, e tu? nulla di nuovo da raccontarmi?”
Come sarebbe a dire che non aveva fretta di tornare a casa sua? Che ne sapeva Edo degli affari suoi? Ma Lasi ha un codice, che gli doveva dire? Che sarebbe voluto tornare immediatamente a casa per rivedere Mirtilla? Un Cavalier non parla di queste cose, non mette in piazza il nome di una Dama; Mirtilla era una cameriera, ma nel codice cavalleresco non vengono fatte distinzioni di ceti o di lavori, anche una “poco di buono” restava per un Cavaler una DAMA. Non sapendo che dire e per non cader nell’error involontario di parlar di una Dama, il Lasi gli raccontò del Capitano della nave, del libro, del viaggio con Guglielmo, del Monastero e dell’altro libro trovato “In questo ci sono lettere di persone che dicono di aver visto creature con le orecchie a punta” Edo guardò l’amico “Pego, anch’io quando bevo troppo vedo creature colorate e di altre forme!”

Passarono alcuni giorni ed arrivarono gli altri amici. Altri giorni passarono per delineare una strategia contro questo nuovo Reggente e la sua Alleanza Orientale, gettando le basi di una possibile rivolta. I problemi erano troppi, bisognava trovare altre persone, addestrare i soldati, forgiare le armi, avere le risorse, oltre alla strategica bisognava avere una logistica e tutto questo di nascosto, il Reggente avrà sicuramente una rete fitta d’informatori, di spie, di corrotti e di doppi giochisti che lavorano per lui e soprattutto per l’Alleanza Orientale, e serviva denaro, tanto ma tanto denaro; Edo, il Lasi, Leslie, Fortunato, Otto e il Pego, non sono dei Lord ricchi non entrano neppure nella classifica dei Lord, troppa rivalità e troppa concorrenza; ma non erano neppure dei Lord sul lastrico, rientravano in un Capitale Medio, forse Otto e il Pego leggermente sotto la Media.
Lasi era riuscito; prima di lasciare la sua città, ad allestire delle pattuglie di confine, ma la sua Regione era abbastanza tranquilla. Otto fece sapere di aver firmato un ottimo patto commerciale con un Signore abbastanza importante e dalle voci che giravano nei suoi confronti si diceva che mal sopportava questa “Invasione” e questa Alleanza Orientale, andava sondato come possibile alleato. Fortunato aveva le mani in pasta ovunque, per ora aveva un buon Patto di Alleanza con altre Città ed i loro Signori; non era certo da che parte stavano ma per ora andava bene.
Edo era tranquillo, anche la sua regione non aveva una importanza strategica, Leslie aveva invece un trattato di pace e di non belligeranza con le città confinanti, ma lamentò la presenza di un nuovo Lord con cui spesso litigava. I giorni passarono e Lasi non vedeva l’ora di tornare a casa, nella borsa aveva i due libri che parlavano di ELFI e forse per il desiderio di rivedere Mirtilla o forse perché non si trovava una buona soluzione, in un giorno di stasi mise sul tavolo i due libri “Potrebbe essere un aiuto, magari no… forse si potrebbe continuar ad indagare noi su questi Elfi”. Silenzio e volti perplessi.
“Elfi hai detto… – disse Pego – intendi le statuine da giardino? Quelle che si dice portino fortuna e che tengono lontani gli Spiriti Maligni? Scusa amico mio ma da dove salta fuori da fesseria?” trattenendo per rispetto verso l’amico la risata in gola.
“Guarda che possono anche essere dispettosi!” rispose Otto che continuò “La fiaba che di notte facevano le scarpe è famosa! Son parte delle leggende delle genti del Nord, non credo che il Lasi ci stia dicendo che li ha visti, incontrati o che esistono, forse solo al Nord non ti prendono per pazzo! È come andare in giro a dire che ho visto la Strega volare con la scopa!”
“La fiaba delle scarpe mi è nuova – disse Edo – mai sentita, credo che tu ti stia confondendo, nel libro di Lasi c’è scritto di gente che ha visto queste creature dalle orecchie a punta, sono simili agli Umani, sono di carne e non di terracotta… e ti posso garantire che le Streghe esistono! – guardando Leslie – esclusa tu ovviamente… e che usano la scopa non per volare ma per darla in testa ai mariti!”
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Leslie prese il libro “Sicuramente è interessante, si potrebbe continuare a cercare, io lo farei, ci sono anche le testimonianze”

“Amica mia – replicò Edo – quelle lettere non significano niente, leggile tutte e ti rendi conto che una stirpe così non potrebbe esistere… io le ho lette e ti giuro che ho tenuto a stento le risate! Questi elfi sarebbero in grado di far salti impossibili, stanno in equilibrio persino su un ramo secco! Non lasciano impronte, non sentono ne caldo ne freddo, non dormono mai, sulla neve riescono a camminare scalzi! Non ci sono nomi, ne luoghi ne date! Magari saranno stati degli umani capaci di far determinate cose rispetto ad altri, sappiamo tutti che ci sono persone di fare delle cose che per noi sono impossibili, alcuni per capacità altri usando trucchi, cioè non pensate che un mago riesca a far sparire e riapparire una colomba, la nasconde nel mantello! Una stirpe così perché si nasconde? Quando in teoria sarebbe in grado di dominare il Mondo? dove si nascondono? Vogliamo perder tempo a ragionarci? Ragioniamo… dove? in un regno tutto loro? E mai un esploratore li ha trovati? Con la nostra conoscenza sul Mondo? Allora si nascondo in un Regno e quale? Non possono essere tanti… magari essendo simili agli umani si spacciamo per tali e mai a nessun Umano gli è salito un dubbio? Magari hanno un castello e una città tutta loro ma saranno quattro gatti come noi… se dobbiamo parlare di organizzare una rivolta dobbiamo essere seri, lasciamo perdere questi Elfi”
 

AnnaelSidel

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Leslie se la prese, lasciò la stanza sbattendo la porta.
“Complimenti” disse il Pego mentre Otto che aveva dato una occhiata ad un libro “Se per caso esistono meglio averli come amici, ho letto una lettera dove c’è scritto che 1 elfo tien testa a 10 nemici, sappiamo tutti della forza e della potenza dei soldati che appartengono ai Grandi Signori, truppe addestrate al massimo, comunque al Nord questi due libri te li comprano subito a peso d’oro”
Edo sbuffò “Guarda che non tutti al Nord hanno le statuine nel giardino, e non tutti credono a queste cose, ma dobbiamo per forza continuare a parlare di questo argomento?”
Lasi riprese i due libri “Come volete, io aggiungo che l’oste della mia città che mi ha accompagnato, mi ha lasciato parecchi dubbi… nel senso che ad un certo punto lui era veramente convinto che avremmo trovato prove certe sull’esistenza di questa stirpe”
“Quindi?”
disse il Fortunato
“Mettiamo ai voti?” replicò Edo
“Cosa? Di mandare qualcuno di noi in cerca di altre prove? Io mi tiro fuori!” disse subito Otto
Lasi sospirò “Potrei continuare ad interessarmi, ma mi serve aiuto... Leslie mi è parsa interessata”
Edo subito “NO! tu devi occuparti d’altro! La tua fama di Cavaliere ci serve! Inoltre abbiamo già deciso, tu e Fortunato andrete a cercar altri alleati per la Rivolta… io direi che per il momento la Questione Elfi sia messa agli atti… Lasi non ti voglio saper in giro per i Regno insieme a Leslie in cerca di altre prove, nel caso daremo l’incarico solo a Leslie e noi faremo altro”
Fortunato storse la bocca “Perché a lei? Perché è donna? Per farle far qualcosa di non pericoloso?”
Edo sospirò “Fortunato lo sappiamo tutti, sappiamo che tu e lei siete sentimentalmente coinvolti… ma la risposta è sì! Lo dico apertamente e lo dirò anche a lei, mi spiace che sia andata via… sarò fermo a concetti vecchi, Leslie è una bravissima Lady, ha faticato molto per arrivare dov’è, ma Leslie è una donna, deve restar fuori il più possibile, non voglio neppure immaginarmi di vederla coinvolta e combattere in prima linea… non perché non ne sia capace! Cioè… non si può vedere una donna in prima linea… ho altri progetti per lei”
Fortunato guardò male Edo “Ultimamente sei cambiato, che significa che hai altri progetti per lei? Abbiamo sempre parlato di cambiare il pensiero antico e tu eri d'accordo ed ora dici... apertamente di tener lontane le donne dai nostri affari?” lasciando la stanza uscì sbattendo la porta.
Lasi si alzò in piedi “Come Cavaliere non posso tollerare che una donna entri in battaglia! che sia lei ad occuparsi della Questione Elfi, le darò i miei libri”
Edo andò alla scrivania ed iniziò a scrivere “Lasi non esiste nessuna Questione Elfi, ma visto che sono criticato, sto scrivendo una postilla” e la scrisse in fondo alla pagina in piccolo, molto in piccolo.
Lasi regalò i due libri a Leslie “A me non servono più”. Lasi, Fortunato partirono per la loro missione, cercare altri alleati; Lasi pensò a quando avrebbe rivisto Mirtilla. Edo restò nella sua città mentre anche Leslie ritornò nelle sue terre con i due libri avuti da Lasi. I due Compari; Otto e il Pego, tornarono nelle loro terre ma visto che erano di strada decisero di far una capatina alla Nuova Capitale del Regno.

La nuova Capitale non aveva assolutamente nulla a che vedere con una città, era ancora un campo militare. Stavano costruendo e vi erano i primi edifici e si vedeva la traccia di quella che in futuro sarebbe diventata la via principale. “Vedi di non cacciarti nei guai” disse Otto al Pego che rispose “Parla per te" ed Otto replicò ridendo “Tranquillo socio! sei in una botte di ferro!”. Sappiamo; si è scritto, che erano una coppia affiata fin dall’infanzia, quelle poche parole non significano nulla. Alcune casette si potevano vedere; messe su con legna e sassi ma adavano bene a parte che la geometria era completamente errata. Uno spiazzo enorme di terra pressata fungeva da piazza; il prossimo mese si sarebbe tenuto il famoso Mercato Del Regno, se il tempo avrebbe dato acqua, quel luogo si sarebbe trasformato in una palude e la fontana già presente avrebbe aiutato ad allagare ulteriormente.
L’Ambasciata era un tendone da circo “ridicolo” commentò Otto, ma in effetti le Ambasciate; visti i tempi, avevano un che di ridicola presenza. Guardarono l’enorme impalcatura per la costruzione del castello e qui nulla da dire, si vedeva la grande abilità Orientale. Questa alleanza era così convinta della sua forza che ancora mancava un muro di difesa. Diedero anche uno veloce sguardo all’accampamento militare e rimasero a bocca aperta nel vedere dei soldati addestrarsi al combattimento. Questa Alleanza disponeva di truppe di Elite, bisognava sperare di non vedersele mai arrivare sotto le mura della città “Un giorno potrò anch’io permettermi truppe del genere!” disse Otto con il compare che si mise a ridere.
Ovviamente i due compari non sdegnarono sguardi alle donne orientali e spararono voti a non finire, nessuno sotto la media del 6, secondo il loro canone da calzolai, non videro nessuna “Ciabatta”. A questo punto non restava che tornarsene a casa, ma non vuoi far visita a qualche locanda? Ovvio che si!
Chiesero e vennero inviati alla miglior locanda della città, un Quadratone orrendo in pietra di 2 piani, nel vedere la fila per entrare di sicuro era la migliore ed i due decisero di metterci piede cercando un modo d’evitar tutta quella coda umana. Sulla porta c’era un Ufficiale che gestiva l’entrate e quando si vide i due Lord e gli chiesero di entrare rispose “Non vedo le nostre mostrine, se come mi avete detto siete nostri alleati ditemi i vostri, se sono nella mia lista vi farò entrare” Pego rispose che non c’era fretta perché stavano aspettando un loro amico. Mentre stanno ancora pensando ad un sistema veloce per entrare, arrivano alcuni soldati; marinai per la precisione. Otto fa l’indifferente e punta l’udito verso la voce di un Ufficiale, nella mano tiene un libro. Costui inizia a parlare del suo ultimo viaggio e racconta di essere sbarcato per riparare i danni in una città che a Pego ed Otto ricorda parecchio quella del Lasi “Stai a vedere che questo è lo stesso Capitano di cui ci ha raccontato Lasi?” disse l’Otto e il Pego rispose “Domandar è lecito, risponder cortesia”. Una parola tira l’altra e si scopre che è proprio il Capitano del racconto di Lasi “Vi offro da bere” disse il Pego ed il Capitano rispose “Volentieri, tra l’altro l'avrei fatto visto che non venuto a portar un libro”.
“AHH! Che sciocco! Ho scordato di dirvi che dobbiamo metterci in fila, purtroppo la sarta che ci doveva cucire le mostrine della Nostra Alleanza è deceduta stanotte per una grave forma di epatite”

“Oh mi spiace, e quale?” chiese il Capitano. Attimo di silenzio poi intervenne Otto “La Alcolgravidalgia, colpisce le donne gravide e alcolizzate di questo Regno, non esiste altrove, è una piaga per le nostre donne, poverine… ci crepano tra le mani come mosche… tra l’altro con la sarta si stava pensando di sposarci”
“Se termina in Gia non è una epatite… ed è contagiosa?”
chiese ancor il Capitano
“Gia… Ite che cambia… ma mi state dando dell’alcolizzato?”

Il Capitano non poteva offendere un Lord, seguirono le scuse i chiarimenti ma alla fine entrarono nella locanda; l’ufficiale di Guardia e il Capitano avevano fatto il corso Ufficiali insieme, pareva che come si vuol dir “la fortuna aiuta gli audaci” Pego e Otto non erano molto fortunati…
 
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AnnaelSidel

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All’interno, Otto cambiò la sua opinione nei confronti della locanda; esternamente l’aveva etichettata come un “Orrendo Quadratone di sassi e legno”, una volta dentro e guardandosi intorno sussurrò al compare “Bonta Divina! E’ pieno di femmine! Guarda quella!” i due buttavano gli occhi in giro con la bava alla bocca e nel contempo con la coda dell’occhio seguivano il Capitano, questi andò diretto verso un tavolo, si fermò e presentò i suoi ospiti, solo in quel momento i due ebberro il presentimento di essere finiti; come sempre nei guai.
Al tavolo erano sedute 3 persone. In centro stava una donna; forse 30 anni e non era Orientale, aveva più l’aspetto di una donna del Sud. Portava in testa una di quelle parrucche bianche da Gran Signora, la faccia tutta incipriata con un neo posticcio disegnato a matita nera sulla guancia sinistra. Le labbra fini e sottili, risaltavano grazie ad un rossetto rosso. Piena di gioielli, un ventaglio ed un vestito Rosa accesso; colore ridicolo per una Dama, andava bene per una neonata, se mettevi la Dama sopra una credenza e la facevi girare, diventava la Bambolina di porcellana del Carillon. Al fianco destro della Bambolina vi era un Militare; riconoscibile dalla divisa ma soprattutto dall’elmo che si era tenuto in testa; nella locanda faceva un caldo atroce, e si vedeva il sudore scendere ai lati della fronte. Anche lui non di origine Orientale.
Alla sinistra della Bambolina vi era un uomo calvo con baffetti e pizzetto bianco ben curato. Al collo gli pendeva una collana di pietre ovali; della grandezza di un oliva, di color Giallo. Indossa una veste; ridicola per essere un uomo, di color azzurro e bianco panna, le maniche terminavano sui polsi con il tessuto arricciato e violetto; Pego fu tentanto di veder se sotto il tavolo portasse pure una gonna.
Venne fuori che la Bambolina era niente di meno che la “Regina” del Regno; nel senso che Lei si faceva chiamare così. Il militare era il Primo Generale e il Calvo un Prelato. Il Capitano presentò Otto e il Pego come Lord provenienti da terre lontane e la Regina commentò con il volto seccato che molto presto anche le terre più lontane di questo Regno avrebbero ricevuto una loro visita e con voce da papera “Credo sia cosa buona iniziare a conoscere i Lord, immagino che siete qui per trattare qualche cosa” disse lei e Otto a rispondere “Sinceramente no, siamo visitatori venuti ad ammirare le truppe d’invasione”. Sentendo le parole di colui che l’aveva rassicurato di essere in una Botte di Ferro, Pego alzò gli occhi al cielo.
Manco a dirlo che la Bambolina partì subito “Invasione? questo è ciò che pensano di noi? Avete sentito anche Voi?”
“Mia Signora – rispose il Generale – questi saranno sicuramente dei Lord Minori che si appoggiano a Lord molto più potenti, sarebbe invece interessante scoprire se son veramente in visita o se son qui per spiare!”

Pego aveva le formiche sotto i piedi, Otto stava iniziando a sudare, intervenne anche il Prelato a rincarar la dose “Chi parla d’invasione non ha le idee chiare, non mi risulta che ci siano stati dei Lord che si siano battuti o che siano intervenuti prontamente per fermare le nostre navi sulla costa, questo Regno non è stato difeso da nessuno ed era in condizioni orribili che noi stiamo risanando, le genti ci vedono come Liberatori, proprio ieri dopo aver conquistato un castello, il popolo è venuto da me ringraziandomi d’aver tolto di mezzo il loro Lord Pagliaccio!” L’aria si fece tesa, spessa da poter essere tagliata. Pego cercò di non dar segni di nervosismo. Arrivò; e fu veramente fortuna, l’Ufficiale di guardia alla porta. Teneva per i polsi un Lord Signore “Scusate, questo tizio è quello dell’altro giorno, vuole parlare con Voi a tutti i costi” il Lord Signore si mise in ginocchio, chiedeva pietà, disse di essersi pentito ed iniziò a piangere a dirotto. La Regina sbuffò “Che noia! Ma perché li fate entrare? non abbiamo ne tempo ne voglia, vorrei finire di mangiare” Il Lord venne sollevato, portato via tra le urla ed i pianti; non si sentì più nulla tranne lo sbattere della porta.
Pego doveva assolutamente far qualcosa prima che Otto ne dicesse un’altra delle sue e prima che una delle trè Alte Cariche riprendesse la parola. Otto ragionò allo stesso modo e anticipò l’amico “Ah Capitano, prima mi son scordato di dirvi che tra i libri che avete regalato al nostro amico, lo sapevate che uno di loro parla di elfi?”
Reazioni al tavolo.
Regina: chiuse il ventaglio, lo picchiò sul tavolo e con lo sguardo fulminò prima il Capitano, poi Pego e poi Otto. Lo sguardo da iena fece defluire il sangue ai piedi con il cervello impegnato a riportar il liquido rosso in circolazione per garantire l’esistenza.
Generale: bocca aperta, pugni chiusi. Gli occhi diventarono due piccole fessure simili a quelli di un pitone.
Prelato: si fece dei strani segni con le mani e baciò la collana di pietre.
La Regina si alzò e con candida voce “FUORI TUTTIIIIII!!!!” alzando il braccio destro indicando la porta. In pochi secondi la Locanda era completamente vuota. Quando fu certa che anche le formiche e sorci avevano lasciato la locanda, la Regina tornò a sedersi, sorrise e disse “Dunque, veniamo a noi – guardando il Capitano, Otto e il Pego – vorrei capire se mi trovo di fronte trè imbeccilli che prima mi offendono dandomi dell’invasora e poi mi tirano fuori la parola Elfi! che sapete sugli elfi? Se parlate è meglio, altrimenti finirò il pranzo con le vostre lingue!”
Tosto il Capitano si tolse subito da guai, le casse non ricordava dove o da chi le aveva avute, le aveva aperte una volta sola, se ne sarebbe liberato perché erano libri troppo vecchi, la cassa con il libro in questione l’aveva regalata al loro amico, anche lui un Lord Signore. Pego che non ci teneva ad essere torturato e che ci teneva a tenersi la lingua, iniziò a raccontare questa volta anticipando il compare Otto, botte di ferro.
Pego non fece nessun nome, raccontò che il loro amico si era recato anche ad un Monastero ma che non vi aveva trovato niente “Questo è tutto quel che sò” evitando di dire che Lasi ed il Guglielmo avevano trovato un altro libro che parlava di “Elfi”.
La Regina iniziò a parlare con il Prelato; Otto e il Pego catturarono alcuni passaggi.
 
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AnnaelSidel

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Anche loro avevano mandato qualcuno al Monastero ed anche loro non avevano trovato niente “Siamo nel Regno sbagliato? I vostri amici ci hanno mandato nel Regno sbagliato?” disse Lei, il Prelato non rispose. Il Generale mise una mappa sul tavolo; non era grande ma si capiva che era quella del Regno “Abbiamo esplorato tutta la zona dei Monti Sacri ma niente, a questo punto siamo veramente nel regno sbagliato” e mentre la Regina ed il Generale discutevano, il Prelato chiese che cosa ne sapevano di elfi. Otto e Pego si fissarono; a lor bastava uno sguardo per intendersi e sorridendo risposero che a loro di questi Elfi non importava nulla, erano leggende, erano fiabe, cose da bambini e non di certo da persone adulte, dissero che solo al Nord vi era una tradizione a riguardo, insomma fecero il possibile per far capire che a loro due di questi Elfi; ed era anche vero, non ci credevano e che se per caso fossero esistiti gli sarebbe fregato ancor meno, non si sarebbero preoccupati per delle creature alte 1 metro e dal cappello a punta, e risero di nuovo. Il Prelato non aveva nessuna intenzione di ridere, anzi diventò ancor più serio e si alzò pure in piedi “Gli Elfi sono creature del Demonio! Suoi figli Maggiori! Messi al mondo per sterminare l’uomo! Hanno le orecchie a punta come i Demoni! Conoscono la magia e sanno fare potenti Incantesimi e Fatture! Gli Elfi non sono secondi neppure ai loro fratelli Minori, i Vampiri!! I Vampiri temono gli Elfi! in tempi antichi sono state fatte Crociate per eliminare gli Elfi e i Vampiri aiutarono noi umani!! Grazie ai Vampiri gli Elfi subirono ingenti perdite e sconfitte e vennero messi in fuga! Non sparirono! Sono immortali come tutti i Demoni! Vagano per i regni, prendono le sembianze di noi umani e fanno cadere noi in tentazioni! Alimentano l’odio! Sono loro che continuano a provare guerre tra regni! Non vi sarà mai pace finché ci saranno gli elfi!” avrebbe continuato per ore ma il Generale lo fermò “Scusate, tornate pure a sedervi, questo è irrilevante, il giorno che avrò di fronte un elfo vorrò vedere se riuscirà a fermare la mia lama! E’ da 4 mesi che esploriamo in lungo ed in largo ogni angolo dei Monti Sacri, con esploratori e ranger più esperti! Abbiamo speso soldi! Ma nulla! Su quelle Cime non può arrivarci nessuno ed impossibile che vi sia della vita! L’aria inizia a mancare, si sviene e vengono i malanni! se i vostri amici ci hanno mandato nel Regno sbagliato bisogna rivedere tutti i conti!”
Il Generale si alzò, con un gesto rabbioso della mano diede un colpo alla mappa che volò per terra; a lui degli elfi non gli importava niente, era evidente che era qui per altri motivi. Il Generale uscì sbattendo la porta. La corrente d’aria fece volare la mappa vicino al camino. Attimi di silenzio. Anche la Regina si alzò; si era messa sulla testa uno strano diadema verde, con una pietra rossa centrale “Questo regno è noioso come le genti che lo popolano… un’accozzaglia d’ignoranti! Maschi e Femmine comprese! Le donne di questo regno non sanno nulla di belle maniere, di moda e faticano ad usare il sapone! – guardando il Capitano, Otto ed il Pego – Prelato se ci avete mandato nel Regno sbagliato è compito vostro occuparvi di questi trè, poi ne riparleremo tra di noi ma il Generale ha ragione, vanno rivisti gli accordi”. Anche la Regina uscì sbattendo la porta, la corrente d’aria fece volare la mappa dal camino, vicino al piede di Otto.

Pego avrebbe voluto commentar le parole della Regina e difendere le donne del suo Regno; vi ricordate che lui è Teorico del Puzzo, non che una donna dovesse aver un alito da campo d’aglio, non che dovesse aver un odor e macchia ascellare da palude, così no… giusto quel pizzico di rustico e selvaggio da Leprotta... o da vitellina da latte; curioso saper quanto sarebbe stato disposto ad investir all’anno il Pego, in profumi e saponi.

Il Prelato tamburellava con le dita sul tavolo “Voi potete andare – verso il Capitano – e grazie del libro – il Capitano iniziò ad uscire – voi siete due Lord, mi verrebbe di darvi degli idioti… ma andrei contro le leggi, scusatemi ma più vi guardo a più non vi vedo come spie… potrei farvi arrestare e chiedere il riscatto alle vostre moglie o parenti”

“Faccio finta di non aver sentito il Vostro insulto, finisce qui... siam orfani e non siamo sposati, nessuna ci prende a noi due – disse il Pego - non valiamo molto e siamo anche pronti a metterci al servizio di questa potente Alleanza”
inginocchiandosi e tirando giù anche Otto. I due si guardano, Pego butta l’occhio sulla mappa vicino al ginocchio di Otto, è un attimo, la mappa finisce dentro la tasca della Botte di Ferro

“Ma che!? Alzatevi! Non vogliamo Lord come voi! La Regina non si ricorderà neppure di voi due, prendete la porta e sparite prima che cambi idea!” ed i due furono lesti ad uscire dalla locanda e fecero talmente sbatter la porta che il Prelato ebbe un sussulto. Usciti dalla Capitale, Otto e Pego fecero ritorno subito nelle terre di Edo.
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AnnaelSidel

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Mentre cresce l’oscurità

Può capitar che per svariati motivi quando si è lontani da casa non se ne senta la nostalgia; anzi non ci si vorrebbe tornar proprio, viceversa può capitar che dopo pochi giorni di assenza s’inizia a star male perché manca il profumo di casa.
Lasi, Cavalier di Aquisale, che non ama camminar sulle indecisioni, è in difficoltà. La sua mente è invasa da pensieri che lui; Cavalier senza paura, non aveva mai dovuto affrontar; quanto meno in un modo così serio, lo sapeva bene che sarebbe finito così, non era una novità che una donna era in grado di rovinarti il cervello, quante storie aveva sentito e visto di uomini; di Cavalieri, finiti dentro questa rete? E lui si era sempre ripetuto di restar lontano da questi guai; dalle donne, mai far entrar una donna nel cuore di un Cavaliere! Il cuore è piccolo e contiene 1 solo amore, la Spada o la Donna, entrambe non si possono conciliare. E rabbioso con se stesso perché non riusciva a concentrarsi su tutto quello che stava accadendo, e ne erano e ne stavano succedendo di parecchie, ma il pensiero ricorrente; per non dir un tarlo che gli rodeva il cervello, erano le parole del buon Guglielmo:
“Persino il gatto della locanda si è accorto che mia figlia Mirtilla ha preso una bella cotta per te!
Cotta come una faraona al forno!”

Puntuale gli si disegnava il volto di Mirtilla e tutto il resto veniva cancellato.
Lasi, Cavalier di Aquisale non era mai stato così in difficoltà, che cosa avrebbe dovuto fare? Tornar a casa di corsa e buttarsi al collo di Mirtilla e dirgli che l’amava? Lei non avrebbe detto di no, non l’avrebbe cacciato via, Lui era sicuro che la Dama si era innamorata… ma Lui era veramente innamorato della Dama?
Domande, dilemmi che per Lasi pesavano come il peso del Mondo, poteva essere che un uomo da tempo solo non riuscisse a veder nel suo cuor la differenza tra innamoramento e infatuazione? L’infatuazione è dello sciocco, l’innamoramento e qualcosa di più serio… o no? dov’era la differenza ed esisteva questa differenza? La troppa solitudine del cuore cancellava la razionalità? Ma l’amore è qualcosa di Razionale che si può spiegare? Si è in grado di rispondere alla classica e tremenda domanda: “perché mi ami?” non trovando le parole per rispondere? Perché ti arriva questa domanda? Sono i dubbi a farla nascere? La fiducia è crollata o l’innamoramento sta andando verso la fine? Lasi correva dietro ad ogni pensiero e non mancava il più orrendo… forse; involontariamente e per colmare il vuoto, anche lui era caduto in quel concetto sballato che bastava una donna qualunque, tanto Una vale l’Altra quando devi colmar il vuoto, poco importa se la ami o se ti ama lei, ci si riempie il vuoto a vicenda.
“Lo faccio; non lo faccio? La ami, non la ami? Saresti un buon marito? Sei pronto per la vita matrimoniale? I figli?” e si vedeva, al posto di esser in sella a guidar la carica sul campo di battaglia con la spada sguainata, tener in braccio un pargolo o una pargola mentre faceva la spesa al mercato... si vedeva sveglio di notte non a far i turni di guardia ma svegliato dal pianto dei figli, costretto a cullarseli per tutta la notte.... si vedeva a pulire sederini imbrattati di...
Lasi, Cavalier di Aquisale non arrivava e non trovava la soluzione al punto che si mise a consultare i petali di Margherite e siccome eran pochi consultò anche i petali di Girasole ma i risultati erano sempre gli stessi, incertezza. Gli venne anche l’estro di poeta canzoniere; fu più un rimedio per evitare di parlare con se stesso, a cavallo, a piedi, sdraito o in piedi, si dilettava in questa arte a lui del tutto sconosciuta; aveva sempre odiato poeti e canzonieri “OHH MISERO ME…CHE NEL COR PORTO…”
“OHH ME MISERO… HO NEL CUOR…”
“A TE CHE PORTO NEL CUOR, INTONO QUESTA CANZON D’AMOR…
LE TUE LABBRA MI TRASCINANO OVE IL SOL E’ ALTO IN CIEL…”

Tanta ispirazione iniziale finiva sempre nel vuoto totale e forse era tutta roba che aveva già sentito da altre persone.

L’unica certezza la trovava nel suo Codice da Prode Cavaliere, si sarebbe preso cura della donna e della moglie, non le avrebbe fatto mancar nulla, l’avrebbe difesa a costo della vita anche se questa vita sarebbe stata senza amore, mai avrebbe ripudiato la consorte o picchiata o maltratta, a Lei avrebbe affidato la prole. Lui sarebbe stato uguale ad altri Cavalieri! mai avrebbe sporcato le Sue mani con la... dei suoi stessi figli! A tutto vi era un limite! Mai si sarebbe Abbassato ad una cosa del genere, pulir sederini era compito della Donna!
Questi pensieri gli procuravano atroci mal di testa e alla fine; con il cuor spezzato, per la sua salvezza e per la sua lucidità, Lasi, Cavalier di Aquisale decise di accantonare il pensiero di Mirtilla, era verità… adesso la stava provando, il pensiero di una Dama turba il sonno dell’uomo, lo consuma, un Donna è amore ma è anche un Danno, l’amore è un labirinto sconosciuto, ci cammini dentro e non sai mai dove andare e dove ti potrà portare, nel labirinto dell’amore non esiste l’uscita, ci resti dentro… intrappolato? A vita. Domande, dilemmi hanno portato ad un’altra alba, Lasi, Cavalier di Aquisale anche stanotte non aveva dormito e non aveva accantonato nulla! Mirtilla stava là nella sua mente e quell’unico bacio anche… e sul ricordo di quel bacio si vergognò di stesso; è un maschio, ed i maschi a volte; spesso, maturano pensieri provenienti dal basso ventre… di certo non LUI! Lui era Lasi, Cavalier di Aquisale.
Ma vi era dell’altro; dietro che lavorava alle sue spalle.

Tanto teneva la testa impegnata che mai gli venne un singolo e semplice sospetto che la sua lontananza era voluta da qualcuno; chi? Vi domanderete. Facciamo un salto nella città del Lasi, noi possiamo entrar nel suo castello e veder le Oscure Trame. Si è scritto della spaccatura tra i Ceti, lo status sociale, le professioni, di chi ancora teneva le donne non in considerazione.
I Consiglieri del Lasi che lavorano per il bene del loro Signore e di tutti i suoi averi, non tolleravano il maligno vociare intorno al loro Signore; che lui si vedesse e frequentasse con la figlia di oste, una cameriera, mentre a corte vi eran Dame di Alta Elevatura, figlie di Conti e di Baroni che avrebbero ereditato le terre del padre. Or noi sappiamo che qualcuno voleva tener il Lord lontano dalla città, più quel maligno vociare non si sentiva, più il Lasi riprendeva credibilità tra la sua gente, diventò priorità assoluta per i suoi Consiglieri tener il Lord impegnato; non erano ladri, facevano quadrare il bilancio e le casse del loro Singore erano perfette, non agivano come il Lord ma non andavano contro i suoi interessi economici, mai nessuno di loro andò dal Guglielmo per Consigliarlo di cambiar aria; avrebbe sicuramente peggiorato le cose, purtroppo il Lasi non vide mai questa cosa, mai gli venne il sospetto che qualcuno lo teneva volutamente lontan da casa e vi diremo di più, non si vuol tener nascosta la trama… i Consiglieri avevano l’appoggio di un suo amico, sì di quelli con cui si ritrova a parlar di Rivolta per la libertà del Regno, tutto questo il Lasi non lo capì mai.
 

AnnaelSidel

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Otto e Pego arrivarono nelle terre di Edo e subito informarono l’amico di quanto era accaduto
“Quindi – disse Edo – questa Alleanza è venuta nel nostro Regno non per uno scopo politico e militare ma per cercare questi Elfi? secondo me potrebbe essere la scusa dell’invasione, è impossibile che una Alleanza butti via soldi per una cosa del genere! Io non avrei mai dato truppe e soldi per invadere un Regno dove si presume si nascondono questi Elfi! siamo seri! E chi sono gli amici di questo Prelato? Saranno vere le parole della donna che si far chiamar Regina? Sapeva benissimo di essere ascoltata da voi due, potrebbe averlo fatto apposta… però ha un senso, siamo sempre stati un Regno dove per un nulla si accende un Guerra, perché invadere un Regno del genere? Certo, per le terre e le risorse su questo non ci piove, ma perché venire in un Regno dove sai che ci sono persone pronte a scendere in battaglia…e poi, io non sono uno storico ma ho un minimo di conoscenza, non ho mai sentito di guerre tra Vampiri ed Elfi! una guerra del genere sarebbe sicuramente stata trattata negli Annali Storico, gli storici stessi non si sarebbero fatti scappare una cosa del genere, vista la loro passione di analizzare il passato, sinceramente potrei spingermi a credere di più agli Elfi che ai Vampiri! la figura del Vampiro è un altro classico dell’uomo, mettono terrore ma nello stesso tempo affascinano, ricordo che da piccolo volevo diventare un Vampiro! Ma è logico, chi è quel Mortale che non desidera l’Immortalità, questo discorso stà diventando troppo complicato per i miei gusti”.
Pego che strano a dirsi aveva ascoltato con interesse replicò ad Edo “Scusa ma hai detto una serie di boiate… quando a qualcuno sale la brama di conquista poco importa se andrà a cacciarsi in terre pacifiche o guerriere, poco importa delle risorse o di altro, ha un obiettivo e lo porterà a termine indipendemente da dove andrà e con chi si dovrà scontrare, anzi potrei farti l’esempio inverso, che per mettere alla prova le sue capacità inizi proprio dai Regni peggiori, ha le truppe fresche e non stanche dagli anni di guerra, il morale alto, quello che hai detto non ha senso, alla Regina non credo che sia importata la nostra presenza, per me questa Allenza non ha sbagliato Regno, ha sbagliato la motivazione, venir a cercar elfi ed in seguito è restata visto che qui nessuno muove un dito contro di lei, da quello che ho capito la Regina e il Generale non credo siano interessati a questi elfi, l’unico era il Prelato… poi bho… qui si parla di elfi e di vampiri… mancano solo gli abitanti della Luna e abbiamo chiuso il cerchio”
“Non scordar i Demoni dell’Inferno!” aggiunse Otto ridendo e dando una pacca sulla schiena al socio.

Edo si fece lasciare la mappa, Otto e il Pego si congedarono e tornarono nelle loro terre. Edo ci pensò a lungo ed infine decise di far visita a Leslie. Non fu per nulla stupito nel trovarci anche il Fortunato “Non dovevi restare con il Lasi?” Fortunato non rispose; era un modo cortese per dire “Fatti i fatti tuoi” Edo capì al volo ed informò dei nuovi sviluppi “A quanto pare questa Alleanza ha cercato questi Elfi nei Monti Sacri, senza trovar nulla e perdendo anche dei soldati”
MONTI SACRI, la catena montuosa del loro Regno, ed erano un’attrazione turistica che attirava moltissimi visitatori, in nessuno dei Regni conosciuti vi erano monti del genere. Posta nella zona centrale; con delle diramazioni, regalava panorami da lasciar a bocca aperta. Si poteva camminare su un sentiero ed improvvisamente trovarsi davanti un precipizio. Sensazioni uniche mai provate, anche gli amanti del mare le avevano visitate. Le cime toccavano il cielo e forse andavano oltre, così si diceva, visto che mai essere umano era riuscito ad andar oltre una certa altezza, per alcune religioni le Cime erano la Casa degli Dei, un luogo proibito all’uomo e per questo diventarono un luogo Sacro per alcune credenze Religiose, per altri erano le montagne più alte uniche al Mondo. Tutte le spedizioni avevano fallito, andar oltre una determina altezza era una morte certa. Intorno a questi Monti erano nate città, villaggi, più salivi e trovavi borghi con poche case, nei punti più alti accessibili all’uomo vi erano i Monasteri, dove si diceva potevi entrare in contatto con le Divinità o il Dio dei cieli; luoghi di contemplazione, di pentimento, di clausura. Le foreste cresciute ai loro piedi avevano sempre fornito un riparo da chi voleva far perdere le sue tracce, era noto che nella maggioranza delle foreste e dei boschi vivevano i banditi, briganti, ladri, ma anche tutta quella gente rigettata dalla società che si era rifatta una vita umile da contadino o da boscaiolo in un paesino tranquillo. Le sue pendici erano anche il luogo dove i Ricchi Signori si ritiravano a vita privata, belle case o ville con tanto di appezzamento di terreno, servitù ed esercito privato.

Mentre Edo e Fortunato parlavano dei loro affari, Leslie prese i due libri e li mise sulla mappa.
Il primo libro aveva una copertina rigida di pelle colorata di blu, il disegno centrale era ormai logoro ma si riusciva a capire che era il disegno di una mano inclinata con il palmo aperto. Il secondo aveva la classica copertina di pelle rigida marrone, non aveva disegni ed il titolo in lingua sconosciuta era comunque illeggibile. Il castello e la città di Leslie era a poche miglia dai Monti Sacri, esattamente per arrivare alle pendici ed incontrare i primi boschi, servivano 3 giorni a cavallo; forse per alcuni sembran tanti, ma lei era la più vicina rispetto alle città e castelli di Fortunato, Edo, Lasi, Otto e il Pego. Leslie iniziò a maturare strani pensieri. Teneva per mano Fortunato quando Edo li stava salutando per far ritorno a casa e fu in quel momento che arrivò il Lasi “TOH! E tu che ci fai qui?” disse Edo.

In realtà il Lasi era arrivato per parlare con Leslie; il Cavalier da tempo tormentato per un Dama, era venuto a chieder consiglio ad un’altra Dama, deciso a dir quello che un Cavalier non dice mai, confidandosi ad una Donna, all’amica Leslie. Lasi fu veloce a trovar la scusa buona e disse che voleva dar uno sguardo ai libri perché gli erano venute alcune curiosità che si voleva togliere sulla Questione Elfi ed anche lui venne messo al corrente della vicenda della Mappa. Lasi ritornò in sella ma visti gli sviluppi venne deciso di richiamare tutto il gruppo degli amici; quindi sarebbero serviti altri giorni tra invio dei messaggi, le risposte e il possibile arrivo degli altri “Perfetto – mormorò il Lasi con il volto sconsolato - se andrà bene rivedrò casa il prossimo mese". Edo decise di ritrovarsi al castello di Fortunato.
 

AnnaelSidel

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La ricerca di nuovi alleati stava dando i suoi frutti; non erano come le aspettative che Otto e il Pego s’immaginavano, loro già pensavano alla “Rivolta Dei Lord”. La realtà era che bisognava andare cauti, questa Allenza aveva spie ovunque e nessuno voleva correre il rischio di finire giustiziato, di accuse c’erano parecchie e di finire in galera al posto di ritrovarsi sul patibolo sarebbe già stata una vittoria; buttando sicuramente tutto il capitale per pagare i migliori avvocati difensori. Comunque il lavoro sommerso di Fortunato ed Edo alla ricerca di altri Lord stava andando bene. Al gruppo si erano uniti:

Medoro della Casata dei Nasoni; detto il Mero, anche lui Cavalier come il Lasi, andava in giro a dir che la sua Casata aveva Secoli di tradizione; ma nell’albo delle Casate non vi era traccia di codesti Nasoni. Quando s’incontrarono la prima volta si scoprì che il Mero e il Lasi avevano combattuto insieme in una Brigata del Nord, non si conosciuti essendo in diversi reparti.

Isidor Dus Tess; detto il Fiala, credo che la spiegazione del nomignolo sia superflua… Isidor aveva perso la milza in una rissa e da quel giorno il suo alito era in grado di competere con una cloaca. Era tra l’altro il più anziano del gruppo con i suoi 50 anni; portati bene, pignolo da far paura, molto fine dai modi Aristocratici, la sua famiglia era finita da tempo sul lastrico ma lui, fiero, portava ancora ricamato il blasone.

Lapo Del Porro; detto Lap
Nereo Del Porro; cugino del Lapo, detto Nep

In ultima una Dama: Dama Apel Van Grothen; pronuncia Grutten. Otto, Pego, Lap e il Nep la chiamavano:
Lady Alla; quando la viderò per la prima volta il commento fu “ALLA FACCIA!” e d’allora LADY ALLA.

In uno dei primi incontri Edo venne fermato da uno di questi nuovi amici Lord
“Lord Edoberto avete un attimo?”
“Certo, ditemi pure Lord Medoro ma chiamatemi Edo”


Secondo gli accordi presi mesi prima si tenne questo incontro al Castello di Fortunato, erano presenti anche il Nep, il Lap e Lady Alla. Fortunato da buon padrone di casa diede l’inizio all’incontro e subito in battuta; tanto per dar morale, disse che la situazione era peggiorata, l’Allenza Orientale non aveva dato segnale di andarsene ed aveva proseguito ad attaccar Castelli e prendersi terre. Fortunato stava parlando da 10 minuti buoni e concluse dicendo “A quanto si dice la Regina e il Generale hanno smesso di usare la scusa e di parlar di Elfi mentre il Prelato ha smesso di cercarli sui Monti Sacri si sarà reso conto che la loro esistenza sulle quelle Cime è impossibile; l’anno scorso ho fatto una esercitazione sui monti sacri, 10 soldati mi son morti assiderati, a 50 soldati han dovuto amputare le dita dei piedi e delle mani per colma del congelamento, se ricordo bene un soldato ha perso persino una gamba… dicevo del Prelato, adesso cerca informazioni dicendo che non andrà via dal Regno finchè non li troverà ed è certo che ci sono dei Lord che li stanno nascondendo, ci sono voci che parlano di Lord torturati” sedendosi e lasciando la parola. Leslie si alzò “Non è il tuo turno” le disse Edo, ma nessuno si oppose e lei parlò
“Le lettere dicono che non sentono il freddo, possono vestire leggeri e camminare scalzi sulla neve e non lasciano impronte, questa Allenza gli ha cercati sui Monti Sacri per tanto tempo e non li trovati è perché gli elfi non si saranno voluti far vedere, avranno visto che son pericolosi, nelle lettere si legge che non si fanno vedere da chiunque ma solo da coloro che hanno il cuore puro… il luogo potrebbe essere quello, Lasi che cosa disse il Monaco a te e al cuoco?”
Lasi si alzò e riportò le parole del Monaco e quando disse “Non risvegliate quello che da secoli riposa sotto il ghiaccio eterno” Leslie lo ringraziò e lui tornò seduto “Avete sentito? L’ultima frase è la chiave della soluzione, il ghiaccio eterno… potrei indagare io, sono la più vicina”
Edo guardò l’amica “Allora un attimo di serietà e di logica ti prego… sei la più vicina cosa? Sul versante Ovest, ma sei lontanissima dagli altri versanti, non è stato trovato nulla da centiania di soldati che hanno battuto ogni versante e tu saresti più fortunata di loro? Parli come se gli elfi sono vicini al tuo versante e che sei una pura di cuore - alzandosi - dicono che di aspetto sono simili a noi, ammettiamo che hanno questa capacità di non sentir ne caldo ne freddo e di tutte le altre cose… non dormono, non mangiano etc etc… ammettiamo che quella frase del Monaco nasconde un enigma, che il ghiaccio eterno sia quello dei Monti Sacri, usando sempre la logica questi Elfi dovranno respirare, ergo, se manca l’aria come fanno a vivere su quelle cime? Scendono a valle prendono fiato, risalgono in apnea? Possono tenere il fiato per mesi? Anni!? Vanno in letargo? ma in letargo l’aria serve sempre, allora forse andranno in catalessi? Allora son lassù e son tutte mummie che aspettano d’esser risvegliate, magari secoli fa esisteva una via, un sentiero più agile per raggiungere una determinata zona ma un cambio di clima, un assestamento della roccia, un terremoto di cui noi non siamo a conoscenza, ha modificato l’aspetto dei Monti e il ghiaccio eterno li ha ricoperti tutti e mai saranno risvegliati perché adesso quel sentiero non esiste più, magari, magari… con i magari non si conclude nulla”.

Passò una settimana e la piccola postilla della Questione Elfi sembrava destinata ad esser cancellata dagli atti, quando in città arrivò un ragazzo e chiese udienza al Signore del Castello. Fortunato lo fece entrare.
Il ragazzo; un bel biondino di 20 anni che non aveva un filo di barba e di peli; manco a concimare il petto gli sarebbe cresciuto un pelo… non c’era dubbio che era originario delle Terre del Nord, si chiamava RIK il Biondo, figlio di Rik Martello, nipote di Rik Chiodo d’Argento. Indossava un’armatura in argento con dei spallacci e gambali molti grossi “preferisco un incontro privato” disse e Fortunato rispose “Sono i miei fidati consiglieri di corte, parla pure, quello che dirai resterà qui”. Appena Edo vide il ragazzo si ricordò di lui “Tu sei quello arrivato via mare alla mia città, il ragazzo che il Mero mi ha chiesto di ospitare e di fornirgli documenti falsi”.
 

AnnaelSidel

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Rik era arrivato dal Nord; pare che nelle Terre del Nord vi fossero dei Lord che stavano seguendo con un “certo interesse” questa Alleanza Orientale, lui era un membro del “Ministero Della Luce” la sigla era
MEDAL
Otto e il Pego manco a dirlo ci risero sopra “Accidenti! Che fantasia! un acrostico che gli sarà costato mesi per inventarselo!” ridendo tra di loro. Il ragazzo non badò ai quattro; il nonno gli aveva insegnato che dove c’era 1 uomo saggio era sempre circondanto da 100 imbecilli “La stupidità ha più valore della saggezza” gli aveva detto il nonno. Rik nella sua mente catalogò Otto e il Pego come del: Pattume.
Questa Congrega aveva uno statuto, la prima regola era quella di prendersi cura degli Afflitti; altra sonora risata da parte di alcune persone, o se preferite altra risata che si alzò dal Pattume “Caspita! Ne avranno di lavoro da fare! Anche noi siamo afflitti quando si resta senza donne!” Rik non diede peso alle risate e proseguì dicendo che la Congrega “Venera la Dea della Gloria, noi ci battiamo per creare un Mondo pacifico, sotto la luce protettiva della Dea della Gloria Laitale!” ed iniziò un racconto che risaliva alla Creazione del Mondo che concluse dopo 30 minuti buoni.
“Io non ho capito niente – disse Otto – e voi?”
“Uguale! – disse il Nep - se posso Neppar qualcosa, hai detto che VENERATE questa figura, quindi non è una Congrega, direi che il termine corretto sia quello di SETTA… o no? ma a parte questo, dopo 30 minuti di cui non si è capito nulla, la domanda è questa… perché questa tua Setta e i Lord del Nord s’interessano di questa Allenza? Ragazzo veniamo al nocciolo! Il tempo costa!”
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Nota: il NEPPARE è una parola astrusa usata dal Nep per indicar Se Stesso; non si capisce se la usa come verbo o aggettivo o altro, ad esempio “se posso Neppar” avrà significato: “se mi è concessa la parola; il Nep vuole dir qualcosa”. Il cugino ci aveva provato a seguirlo; per la serie: l’idiota segue sempre un’altro idiota, ma ci aveva rinunciato, il risultato scontato usciva: “Se posso Lappare” che non è una parola astrusa ma il bere degli animali e il Lappatore è un manovale che leviga i metalli.
Rik intanto stava andando avanti. Al Nord si era saputo che questa Allenza aveva invaso questo Regno per cercare gli ELFI “Quindi?” disse un annoiato Pego, e il ragazzo “la Dea della Gloria Laitale è una LUMINOSA, ed io sono stato mandato per cercarla!” Otto, Pego, Lap, Nep iniziarono a lacrimare dalle risate “Non si rideva così da quando abbiamo rasato il cane del maniscalco e l’abbiamo ricoperto di altre pelli facendolo passare per la nuova stirpe animale dei Ronfiotti e lui andò a venderlo al mercato convinto di farci del denaro!” Lap chiese la parola e si alzò “Fammi capire ragazzo, al Nord ci sono dei Lord che appena hanno saputo di questa invasione proveniente dall’Oriente si sono preoccupati che potessero trovare gli Elfi che si nascondo qui con questa Dea della Gloria e hanno mandato te per cercare lei e tutti sti elfi? – vedendo il ragazzo annuir convinto – a me par uno scherzo da caserma!”

Prima che la situazione degenerasse, Edo raccontò al ragazzo che anche loro erano a conoscenza di questa cosa, gli fece vedere la mappa, gli parlò del Monaco, gli raccontò tutto per filo e per segno, gli disse che su quei Monti non poteva vivere nessuno e gli fece vedere anche i due libri, quello Blu e quello Marrone. Appena vide il libro Blu il ragazzo ebbe un sussulto, sbiancò in volto, lo prese tra le mani e sfogliò le pagine e si fermo sul disegno di una donna con la falce “Gloria a Laitale! Costei è la Dea della Gloria! Chiamata in diversi nomi, il più noto è CORVO NERO! Ma è chiamata anche CHALDA che significa Camuffare, nascondere, OMBROSA! essa è abile a nascondersi all’occhio Umano! È delle stirpe degli ELFI SCURI! GLORIA!”. Otto, Pego, Lap, Nep dissero che il ragazzo era pazzo o vista l’età si era fumato qualche erba strana; sicuramente tutta la Setta MEDAL faceva uso di erbe allucinogene “son ragazzi” commentò il Pego, mentre il Lasi chiese “L’oste della mia città ha tradotto quella lingua, ad esempio il termine Chalda da dove arriva? Che lingua è?” Rik lo guardò con aria molto curiosa “L’oste? – un attimo di pausa – è una lingua Arcaica Umana, alcuni termini vengono ancora usati tra i soldati del Nord come ordini di battaglia per non far capire al nemico le nostre vere intenzioni, si narra che sia un termine originale dei Luminosi”.
Rik continuò a svogliare le pagine e commentava i disegni a nulla servirono le parole di Edo per fargli capire che stava sfogliando un libro di fiabe e che nessuna creatura poteva vivere sui quei monti “mio nonno – disse Rik riconsegnando il libro – mi ha detto che gli Elfi usano potenti magie, loro decidono da chi farsi vedere, se non hai un cuore puro non si faranno mai vedere, per questo motivo non sono stati trovati dall’Alleanza Orientale, sono in grado di leggere nella mente e crearo illusioni, si camuffano nascondendo solo le loro orecchie a punta, ci osservano, anche in questo momento uno di voi potrebbe essere un elfo e gli altri non lo vedono e non lo sanno” e su questa spiegazione Otto, Pego, Lap, Nep si buttarono in terra dal ridere “Compari! Fatemi vedere le recchie puntute!” risposta “se vuoi ti faccio veder dell’altro fatto a punta!” e giù a ridere. E mentre nella stamza si rideva, il ragazzo chiese al Lasi dove abitava e il Lasi sereno e tranquillo gli diede tutte le informazioni per arrivare alla sua città.

Dopo aver congedato il ragazzo, il gruppo volle prendere la decisione finale su questa ormai palese panzana della “Questione Elfi” ma Leslie si oppose, voleva andare a vedere di persona sui Monti Sacri “Perdonaci cara amica, qui tutti si ti vuol un gran bene, ci sei nel cuore ma questo è puntiglio di donna! Mai voterò per mandarti in un luogo da dove potresti non tornare o restar ferita per sempre” disse Edo.
Quel giorno vennero scritte le basi per un Rivolta, Edo tolse completamente ogni postilla riguardante la Questione Elfi.
Riguardo ai due libri che il Lasi ha regalto a Leslie, mettiamo a conoscenza i nostri lettori di qualcosa che gli tornerà utile.
LIBRO BLU: è quello che il Lasi aveva trovato nella cassa avuta in regalo dal Capitano della nave.
LIBRO MARRONE: è quello del Monastero che il Monaco diede al Lasi e al Guglielmo.
Il libro BLU che tanto aveva colpito e interessato Rik, era niente di meno che, una delle copie originali; stampate in numero limitato di: MITI E LEGGENDE; tutt’ora considerato una Lettura Probita in alcuni Regni. Quel libro valeva veramente una fortuna.

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