Diana secondo te per arrivare a quel livello nel torneo con 4 catapecchie de armerie e 'na balera de caserma ha speso diamanti?

Io spero di no....

ma con tutto il cuore....

Secondo me SCATTA dovresti controllare meglio

P.S. Scrivere in romanesco è un arte :
Il verbo "
avé" si utilizza solo come ausiliare. Per esprimere il concetto di possedere, si usa il verbo "
avecce" coniugato come "avé" ma con la č' (ovvero "ci" con elisione della "i" davanti ad ogni sua forma (č'ho, č'hai, č'ha, ... scritto erroneamente c'ho, c'hai, c'ha, ecc.). Negli scritti sia antichi (Belli) che moderni (Trilussa, Roberti, Dell'Arco, Marè, ecc. fino ai contemporanei) questa č' (da "ci") viene unita alle forme verbali creando "ciò", "ciai" o "ciài", "cià", "ciavemo", "ciavete" e "cianno", forme corrette. L'alternativa è riconoscere la lettera "c" con suono dolce, dunque c'hai è corretto: pertanto "che hai" diventerà "ch'hai?".
(
Notare: sebbene l'impiego di questa forma verbale sia sempre più frequente anche nell'italiano, utilizzare la grafia "c'ho" è ortograficamente sconveniente tanto in italiano quanto in romanesco per due ragioni: primo, in quanto "h", lettera muta, in unione con la "c" ha solitamente la funzione di
coefficiente di velarità ("ci", "ce" si leggono palatali, "chi", "che" velari), mentre qui concorrerebbe a indicare un suono palatale; in secondo luogo perché l'apostrofo, simbolo dell'elisione, non indicherebbe in "c'ho" un'elisione, ma soltanto la caduta di una "i" diacritica (senza cioè, consistenza fonetica). In conformità a ciò in questa sede si è preferito utilizzare il
grafema "č" per indicare il medesimo
fonema che in italiano viene reso graficamente con la "c" seguita da "i" o "e".)
P.P.S. A noi ce importa si

e lassa perde er romanesco scritto




più in là se vedrà




BUON GIOCO A TUTTI... TRANNE I FANTASMI
