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LA COMPAGNIA DELLA CORONA ROSSA

DeletedUser1800

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La compagnia della Corona Rossa avrebbe garantito alle terre di Pietrabianca un adeguato rifornimento di acciaio, legno, cibi e bevande esotiche; unico requisito richiesto per l’ammissione era essere disposti all’aiuto reciproco. In apparenza, dunque, bastava lo spirito collaborativo; eppure non tutti i comuni di Arendevo potevano farne parte.

La giovane Principessina di Pietrabianca, Smeraldina, aveva cercato le città che esponevano il vessillo dell’alleanza, ma si era accorta che erano rarissime. Tra migliaia, solo una ventina portavano l’effige della Corona Rossa; quindi, o nelle terre di Arendevo lo spirito collaborativo era dote estremamente rara, oppure doveva esserci qualche altro esame da superare. Dopo aver chiesto ai Reggenti dell’alleanza quali prove avessero affrontato, ed essersi confusa ancora di più le idee con le loro differenti risposte, decise di inviare un dispaccio all’Arcimaga della Corona Rossa. Le domandò quali sfide avrebbe dovuto superare per essere considerata degna dell’Unione.

“Giovane Smeraldina di Pietrabianca,

come voi stessa sottolineate nella vostra pergamena, ogni aspirante si è cimentato in una prova diversa, ed il motivo è semplice: io chiedo ai pretendenti dell’alleanza di dare il meglio di loro. Essendo il talento di ognuno di noi diverso da quello degli altri, farei una grande ingiustizia se chiedessi a tutti di affrontare la stessa prova. Dimostrate anche voi il vostro potenziale e sarete ammessa.

Druisella,
Reggente della Città dei Druidi
Arcimaga della Corona Rossa”


Smeraldina rilesse più volte la pergamena, poi la lasciò riavvolgere e la depose sul tavolo della sala del Consiglio; si sentì incoraggiata dalla libertà di scelta, e comprese in quel momento che l’alleanza non conosceva la rivalità: ogni membro era in gara solo con se stesso.

“Se solo si potesse fare in tutto il mondo” pensò “di certo non si avrebbe paura di collaborare gli uni con gli altri!”.

da: Racconti per il treno di Emi White.
 
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