A caccia di misteri
"Hai bevuto troppo" disse una voce, Lasi la riconobbe e non girò lo sguardo.
La voce era quella del Guglielmo, l'oste della locanda che lui solitamente frequentava; sicuramente una delle migliori in città. Lasi era diventato un ottimo cliente e l'oste aveva imparato a conoscere i suoi gusti, i suoi piatti preferiti. Guglielmo era arrivato da un altro Regno, e si era accasato nella città di Lasi.
Si vedeva che aveva a cuore il suo mestiere, offriva un ottimo servizio, cortesie e galanterie e favori che venivano riservati solo per i "buoni clienti abituali"; finezza e astuta strategia di tenersi buoni i clienti, che con il passa parola gli mandavano altri clienti e Guglielmo sentiva e gioiva al suono delle monete, ma non era un venale, per lui veniva prima la cucina e far contenti gli ospiti. Lasi aveva iniziato a frequentare la locanda qualche mese dopo in cui il buon Guglielmo l’aveva presa in gestione, sostituendo la vecchia proprietà; aveva pagato non di poco l’acquisto dei muri, però il Guglielmo lo ritenne un buon investimento. Si era messo subito in luce, e non solo per la qualità del cibo e del servizio offerto, la locanda era frequentata anche per via delle sue 3 belle figliole: Zuppella, Melanzina e Mirtilla; le cameriere della locanda.
Lasi; single… e da buon Cavaliere in cerca dell’Amor Romantico Eterno, aveva posato gli occhi sulle ragazze; forse un po’ troppo giovani per lui che era un 30 enne. Che le figlie fossero in cerca di una “buona Sistemazione” era noto in città, e chi altri se non lui godeva di una buona posizione?
Lasi era il Signore del castello e della città, Cavaliere fedele al codice, difensore delle ingiustizie pronto a dar la vita per la libertà. Lasi si sentiva un “buon partito” ma aveva il terrore di farsi avanti, non si sentiva bello ed era un 30 enne già senza capelli per colpa di quell’elmo sempre in testa che non gli faceva prender aria alla cute. Leggermente su di peso con la pancetta da birra, senza 3 denti… senza gli alluci persi nella stessa battaglia… si cioè, meglio non continuare, diciamo che non era una rosa ma più simile ad un cardo, le sue doti però le avevano in pochi, il suo cuore lo rendeva bello dentro e fuori. Le figlie del Guglielmo avranno avuto dai 18 ai 22 anni, non era bravo ad indovinare le età, non si capiva chi era la più anziana e la più giovane delle 3 sorelle; da quanto aveva intuito lui Mirtilla doveva essere la più giovane.
Il Lasi aveva già una moglie, anzi un marito… era sposato al suo Codice Cavalleresco e le due cose non avrebbero funzionato insieme; ad una donna, ad una moglie gli si deve dar retta, starle accanto, lui raramente passava lunghi periodi a casa e rinunciare al Giuramento del suo Codice Cavalleresco non era un pensiero che gli entrava nella testa... rinnegare il marito era una scelta difficile per il Lasi; valli a capir stì Cavalieri...
Il buon e cortese oste; nonché buon padre severo ed apprensivo, si era accorto di questo "interessamento" da parte di alcune persone, spesso lo si sentiva borbottare come una pentola di fagioli:
“Son qui a mangiar cosa? I miei piatti con la bocca o le figlie con gli occhi?” la maggior parte di queste persone non aveva intenzioni serie, era quel “sfamar dell’appetito” che Guglielmo; maschio e padre, conosceva benissimo.
Le intenzioni di “accasarsi” con una brava donna del Lasi parevano serissime, facendo preoccupare gli altri galli nel pollaio che lottavano per eliminar la concorrenza. Lasi era nato e cresciuto in quella città, lo conoscevano tutti fin da piccolo era destinato a prendere il posto del padre e lo prese, nulla da ridire riguardante la gestione e il suo operato da Lord, aveva buon cuore; forse troppo, ed in città girava voce che il Signore della città; lui, il Lasi… era in grave difficoltà economica per non dire sul lastrico proprio a causa della sua generosità; si parlava di prestiti mai rientrati, beneficenza mal controllata, non oculata, uscì fuori anche la parola “sperperare” le voci dicevano che bastava vestirsi da barbone, bussare al suo portone, inventarsi una storiella e il Lasi donava i soldi. Va da sé che per un Lord non era buona cosa aver dietro le spalle persone che lo tacciavano per colui che buttava cariolate di denaro giù dal balcone. Guglielmo credeva e non credeva a queste voci, dal canto suo era contento che il Signore della città aveva posato lo sguardo sulle sue figliole, la cosa lo riempiva d’orgoglio come un pentolone di polenta, Lasi pagava regolarmente il conto e mai era finito sul libro nero del Guglielmo.
Guglielmo non è che nuotasse nell’oro, apparteneva al ceto medio-basso, il denaro gli dava un piacere professionale ma non vi era molto attaccato e non era un tirchio. Se le voci di una situazione economica precaria e allo sbando del Lord della Città non avevano intaccato il Guglielmo, la concorrenza o se preferite, i rivali in amore alzarono altre voci a macchiar la reputazione del Lasi, queste voci legavano il Lord ad un Rivolta e che lui era un Leader Ribelle. Questa voce venne presa seriamente dal Guglielmo, gli era capitato di veder il suo Signore in compagnia di alcuni amici; spesso gli aveva ospitati alla locanda, erano sempre gli stessi e se ne stavano sempre in disparte o in una saletta privata, e qui c’erano tutte le carte per far nascere il sospetto che tramassero qualcosa in gran segreto e stavano usando la sua locanda come covo. Dar una figlia nelle mani di un Lord sperperone e pure Ribelle non era una bella vita, Guglielmo vide nel suo futuro sonni poco sereni, nottate in bianco ed anche guardie che bussavano alla porta in cerca della moglie del ribelle. La moglie aveva una visione diversa per il semplice fatto che in vita sua non aveva mai creduto alle Voci
“E’ tutta gentaglia invidiosa marito mio, gente non contenta della propria vita e vuole rovinare anche quella degli altri, lascia perdere” in effetti la donna non aveva tutti i torti e andava avanti
“Ma ti pare che un Cavaliere si mette al servizio dei Ribelli? Certo, un Cavalier può abbracciare una rivolta ma dipende da che tipo di rivolta, il nostro Lord ha la testa sulle spalle!”. Non si sa se sapeva che il Lasi stava corteggiando le sue figlie, può essere che avrebbe avuto un’opinione diversa, ma vuoi che una madre non si accorga di questa cosa? Una donna?
Alla fine se qualcuno chiedeva al buon oste notizie o pareri riguardanti Lasi, lui rispondeva sempre:
“il nostro Signore? AHHH BRAVISSIMA PERSONA! Averne di Signori come lui e di clienti come lui che pagano sempre il conto! Lui non è segnato nel mio libro nero!".
Lasi aveva finito di cenare. Zuppella gli aveva portato il primo piatto, Melanzina il secondo e Mirtilla il dolce, mancava la grappa fatta in casa e il conto portato dal buon Guglielmo. L’oste era impegnato a dar retta ancora agli stranieri
"Ti ho detto che hai bevuto troppo! non costringermi a buttarti fuori!" a quel punto Lasi voltò lo sguardo. Gli stranieri erano di certo dei marinai che continuavo a chiedere altro vino ed altro cibo. Scusate… non si è scritto della Stazza del buon Guglielmo.
Guglielmo era l’archetipo dell’oste, un omone di 1 metro e 90, ben messo, tanta ciccia e niente muscoli; pancione largo ma non al punto dal dir che fosse obeso, del resto era difficile trovare un oste magro e secco, se sulla porta vieni accolto da un oste Secco e Magro, ancor prima di sederti ti viene il dubbio sulla sua cucina; tranne che ai fuochi ci sia la moglie, ovvero: l'Ostessa.
Una buona Ostessa è una donna che al posto della mani ha 2 mestoli! trasuda di olii e spezie, profuma di sughi, di carni e di pesce che cambiano in dolci profumi di torta di mele, fragole, frutti di bosco. L’Ostessa è un INNO di profumi mangerecci! Canovaccio o Torcione da cucina legato sulla fronte per tenere i capelli solitamente unti e bisunti, dove al posto della forfora si possono vedere granelli di farina e di zucchero. Essa è la PADRONA DELLA CUCINA! Indiscussa! Una buona Ostessa maneggia e ti uccide con il paiolo della polenta! Se al posto del rame ha nelle mani l'acciaio, anche l’anima viene fatta a pezzi! La moglie del buon Guglielmo era così.