manax
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EPISODIO TRE
Il sotterraneo
Il sotterraneo
Comincio a scendere i gradini, mantenendo la massima attenzione ad ogni respiro,
le scale sono in pietra come tutta la costruzione, pietre accostate con maestria l'una alle altre.
La scala finisce in una salone, verosimilmente grande quanto tutto il piano terra, noto immediatamente che una parte del soffitto è crollata, invadendo parte di quella sala...
Di nuovo un rumore, questa volta un rumore di assi di legno spostate,
viene da un punto indefinito alla mia destra, rumore leggermente ovattato, come soffocato...
Mi muovo rapido, tra le pietre cadute e le mie mani toccano una trave che anticamente era destinata a reggere il soffitto ma che ora giace per metà al suolo, nella caduta deve aver trascinato con se una colonna di sostegno e altri materiali che cadendo hanno aperto un varco nella parete di fronte a me.
E' l'unico passaggio possibile,
mi sollevo per raggiungere l'apertura aiutandomi un po' con le braccia ed entro in quell'angusto pertugio scavalcando una grande statua caduta e divisa in tre parti, che originariamente aveva il compito di sostenere la trave del soffitto.
Mi lascio scivolare a terra e mi trovo in quella che si rivela essere una piccola stanza, ne posso distinguere il mobilio, e mi sorprendo a pensare che sto camminando su un tappeto.
L'odore di muffa, muschio e cenere umida in questo punto è meno pungente.
La stanza appare subito essere una sorta di locale segreto finemente arredato e certamente risparmiato da quell'incendio che aveva portato devastazione ovunque, svelato solo dal crollo di una delle pareti che la tenevano celata.
Qualsiasi cosa ci fosse in quel sotterraneo se ne era andata... Ma dove?
Posata su uno scrittoio distinguo la sagoma di una lampada ad olio, alzo il cappello di vetro e dopo aver verificato che ci sia ancora dell'olio al suo interno, usando il mio acciarino, in un istante, ne faccio scaturire una bella fiamma, mi rendo conto immediatamente, al chiarore di quel lume, di trovarmi all'interno della stanza di un alchimista, infatti in bella mostra su alcuni scaffali stanno provette ed alambicchi.
Completano l'arredo due poltrone abbastanza grandi ricoperte da un tessuto color malva, un letto singolo di legno d'ulivo intagliato raffigurante scene di caccia, un comodino d'ebano con due cassetti ed un piccolo sportello, alcuni quadri alle pareti con paesaggi di foreste, fiumi ed uno, in particolare, che ha attirato la mia attenzione, vi è raffigurato probabilmente il castello prima dell'incendio... Un edificio degno di Re e Regine.
Ora... Per quanto stia cercando in lungo ed in largo non v'è traccia alcuna di bassorilievi, glifi o qualsivoglia segno sulle pareti.
Mi siedo su una delle poltrone per raccogliere le idee, e una delle pietre cadute cattura il mio sguardo, proprio lì a terra, su una di quelle rotolate sul pavimento ci sono dei simboli...
"Per la barba di cento nani"
ho esclamato ad alta voce alzandomi di scatto e avvicinandomi per vedere meglio...
Girandola leggermente per fare in modo che la luce ne illuminasse meglio la parte "incisa", con le mani ho tolto un po' di polvere e con una improvvisa stretta al cuore ho potuto distinguere una scritta che nella lingua degli uomini riporta quanto ora copio in questo mio improvvisato diario:
<<Solo un essere immortale può conoscere la disperazione infinita di un'amore che muore...
Ed io, che immortale non sono, preferisco combattere mille giorni di guerre lontane da te,
in posti dove non potrai mai vedermi morire... Mai >>
Ed io, che immortale non sono, preferisco combattere mille giorni di guerre lontane da te,
in posti dove non potrai mai vedermi morire... Mai >>
L'ho trovata...
Rimasi fermo immobile a fissare il vuoto come un vecchio umano ubriaco, per un tempo che non ricordo e quando con un grande crepitare di legno spezzato si è spalancata la botola nascosta sotto al tappeto sono rimasto a guardare la stoffa muoversi come impazzita sul pavimento...
Per un respiro, due respiri, tre...
Poi l'orco è uscito fuori liberandosi da sotto al tappeto, rotolando ad un braccio circa di distanza da me e con l'estrema convinzione che io non sia suo amico...